Bruce Lee è stato uno dei più grandi artisti marziali di sempre. Moriva prematuramente nel luglio 1973 a Hong Kong, lasciando tutti di stucco, ammutoliti e impotenti di fronte alla morte misteriosa di una vera e propria leggenda.

Il mondo del cinema, così come quello della musica, è spesso segnato dalla scomparsa improvvisa di personaggi celebri, ma la morte di Bruce Lee, arrivata a soli 32 anni nel momento di maggior successo della sua carriera marziale e cinematografica, ha scatenato dubbi, ipotesi e macchinazioni che forse non saranno mai risolti.

Era il 20 luglio 1973 quando Bruce Jun Fan Lee moriva a Hong Kong, ufficialmente per edema polmonare. Sulle effettive cause della morte, però, si sono fatte mille congetture, parlando di incontri pericolosi, omicidio, cospirazione e molto altro. Forse un modo per non accettare la morte di una star planetaria?

Nella memoria di molti di noi sono ancora vive le scene de L’ultimo combattimento di Chen, pellicola che Bruce Lee non riuscì a finire e venne terminata utilizzando un gruppo di controfigure.  

I primi anni

La storia di Bruce Lee inizia il 27 novembre 1940 al Jackson Street Hospital di San Francisco, dove il piccolo “colui che torna” venne alla luce, in piena Chinatown, dalla madre Grace e da papà Lee Hoi Chuen, un attore di Hong Kong. Nato nell’ora e nell’anno del Drago, Lee cresce e studia a Hong Kong imparando le arti marziali.

Uno dei suoi nomi “Xiao Long” (piccolo drago) ben esprimeva il carattere esuberante di Lee, il quale durante l’infanzia si trovava spesso coinvolto in risse giovanili. Decise così di imparare le tecniche marziali e si iscrisse alla prestigiosa scuola di Wing Chun del Maestro Yip Man. Da quel momento non sospese mai il suo studio e approfondimento delle tecniche, anche una volta emigrato in America.

All’età di 18 anni si trasferì negli Stati Uniti e ottenne anche la doppia cittadinanza. Dopo un periodo a San Francisco, Bruce Lee si trasferì a Seattle, lavorando come cameriere e terminando la scuola superiore alla Edison Technical School. Successivamente si iscrisse all’Università di Washington alla facoltà di filosofia, dove conobbe la futura moglie Linda Emery. La coppia ebbe due figli: Brandon (1965) e Shannon Emery (1969).

La carriera

Bruce Lee non è stato solo un artista marziale, ma uno sportivo a tutto campo. Le sue doti fisiche e acrobatiche eccezionali gli hanno permesso di riuscire bene in qualsiasi cosa facesse, tra cui il pugilato occidentale e la scherma.

Il suo approccio alle arti marziali completo, che comprendeva resistenza muscolare e cardiovascolare, flessibilità, velocità e fitness, lo portò nel 1966 a sviluppare un suo stile personale denominato Jeet Kune Do (via del pugno che intercetta).

Lee fu sempre molto attento alla preparazione fisica e mentale, elementi che riteneva essenziali per una buona pratica delle arti marziali. Per quanto riguarda l’allenamento fisico, Bruce Lee si concentrò sulle tecniche per scolpire la massa muscolare, arrivando a progettare da sè particolari attrezzature per l’allenamento.

Nel 1970, durante uno di questi allenamenti, Lee subì un severo infortunio ai muscoli e approfittò del periodo della convalescenza per approfondire le sue conoscenze sulla filosofia e sulle religioni, nonché sulle tecniche di combattimento. Dopo la sua morte, queste ricerche sono state pubblicate dalla moglie Linda nel libro The Tao of Jeet Kune Do.

Non solo arti marziali

Bruce Lee non fu solo un artista marziale, ma uomo di grande cultura, appassionato di Kant e Hegel, amava la filosofia e la lettura. Gli fu riconosciuto il merito di aver portato le arti marziali in Occidente e di averle fatte conoscere universalmente. Bruce Lee divenne molto popolare anche come attore. Il debutto nel mondo del cinema, però, era già avvenuto quando Bruce Lee era solo un neonato. Partecipò, infatti, nel 1941 al film Golden Gate Girl.

Dopo diverse comparse cinematografiche come attore bambino, Bruce Lee nel 1958 interpretò The Orpahn. Durante una sua esibizione a Long Beach nel 1964, fu notato dal produttore William Dozier, che apprezzò le flessioni su pollice e indice e il famoso “pugno a un pollice” e lo invitò all’audizione per Il calabrone verde, dove Lee si aggiudicò la parte.

In seguito ci furono molti altri film, tra i quali Ironside, Here Come the Brides, Londstreet, Blondie e L’Investigatore Marlowe (1969), fino al ruolo da protagonista ne Il furore della Cina colpisce ancora (1971) e Dalla Cina con furore (1972).

Diventato un attore di fama internazionale, Lee fondò la sua casa di produzione, la Concord Production Inc., con la quale scrisse e diresse L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (1972) insieme a Chuck Norris nella scena al Colosseo, divenuta in seguito la scena di arti marziali più famosa nella storia del cinema.

Nel 1973 fu il protagonista ne I 3 dell’Operazione Drago, uscito dopo la sua morte.

La morte

La morte di Bruce Lee è sempre stata avvolta da una sorta di mistero e le circostanze poco chiare che la descrissero non convinsero molte persone, a partire dai fan e dagli amici più intimi.

Costoro parlarono addirittura di un vero giallo, sebbene la causa della morte di Bruce Lee sembra tutta scritta lì, in quel dossier custodito negli uffici federali, che parla di “decesso per edema polmonare“.

Negli anni sono fiorite varie supposizioni, tra cui uso di droghe, una possibile allergia a un farmaco, sgarri al mondo della mafia cinese, ecc.

Dalla biografia postuma The man only I Knew, scritto dalla vedova Linda Lee Cadwell, nel 1993 venne tratto il film Dragon di Rob Cohen, che di fatto portò alla riapertura delle indagini sulle cause della sua morte.

Il figlio Brandon rifiutò il ruolo di protagonista nell’interpretare Bruce e la parte venne assegnata a Jason Scott Lee. Brandon, anch’esso attore, scomparve giovanissimo come il celebre padre, mentre era impegnato nelle riprese del film Il corvo.

Tornando indietro di quasi cinquant’anni, all’interno degli studi della Golden Harvest, Bruce Lee è impegnato nel doppiaggio de I 3 dell’Operazione Drago, quando si allontana colto da un malore.

Al sopraggiungere delle convulsioni, Bruce Lee venne trasportato con urgenza in ospedale, dove gli fu diagnosticato un edema cerebrale, dal quale fortunatamente si riprese.

Purtroppo, egli non ebbe la stessa fortuna due mesi dopo, la sera del 20 luglio 1973, mentre si trovava a Hong Kong nell’abitazione di Betty Ting Pei, giunto insieme al suo socio Raymond Chow.

Di lì a poco avrebbero incontrato anche l’attore George Lanzeby, scelto per interpretare una parte nel film Game of Death.

Secondo le testimonianze, Chow precedette tutti al ristorante e nell’abitazione rimasero solo la donna e Lee. Betty affermò che Bruce Lee si lamentò di un forte mal di testa e lei stessa gli diede una pastiglia. Si seppe più tardi trattarsi di Equagesic, una combinazione di aspirina e meprobamato. A quel punto l’attore si sdraió, in attesa che il dolore si alleviasse, purtroppo senza più riprendere conoscenza.

Al processo, Betty fu l’unica testimone ma dalle sue dichiarazioni emersero dei fatti abbastanza inquietanti. Primo fra tutti la perdita di tempo prezioso nel prestare assistenza medica a Lee. Betty, infatti, prima di chiamare i soccorsi la donna telefonò prima a Chow e, in seguito, al proprio medico curante. I due, una volta arrivati, tentarono inutilmente di rianimare Bruce Lee.

Quando finalmente Lee venne trasporto al Queen Elizabeth Hospital, ai sanitari fu possibile solo dichiarare il paziente come “giunto deceduto“.

L’autopsia

La causa del decesso di Bruce Lee non convinse quasi nessuno, soprattutto le migliaia di fan che si riversarono nelle strade di Hong Kong causando tumulti che richiesero l’intervento degli agenti di polizia in tenuta anti-sommossa.

La gente voleva sapere, non si accontentava delle dichiarazioni, si ebbe come l’impressione che ci fosse qualcosa di indecifrabile e che le autorità non sapessero come uscirne.

L’autopsia sul corpo di Lee, di fatto non decretò con certezza la causa della morte, poiché al tempo stesso lasciava aperta l’ipotesi di una reazione allergica ad una sostanza, probabilmente il meprobamato. Tuttavia, anche questa tesi presentava incongruenze per il fatto che Lee aveva già assunto in altre circostanze farmaci simili.

Nel referto si apprese che il volume del cervello era notevolmente aumentato e che gli edemi che avevano colpito Lee erano forse stati causati da un pesante carico di lavoro.

Si parlò altresì di una disidratazione molto grave, forse causa dell’edema cerebrale stesso ma, allo stesso tempo, possibile conseguenza di una disfunzione renale. Inoltre, la presenza di una piccola quantità di sangue negli alveoli polmonari, poteva far pensare alle conseguenze di qualche colpo particolarmente duro subito da Lee durante le riprese. A questo proposito, fu lo stesso produttore Chow a dichiarare durante l’inchiesta che Bruce Lee aveva ricevuto colpi molto forti sul set, oltre la misura prevista dal copione.

Al termine della relazione, l’annuncio ufficiale sulle cause della morte di Bruce Lee, smentirono di fatto l’assoluta possibilità che si potesse trattare di “morte accidentale“, lasciando spazio a diverse tesi di omicidio. Lo stesso amico personale di Lee, Mike Anderson, avvalorò la possibilità dell’omicidio con un veleno erboristico non rintracciabile nell’autopsia.

Oltre alle incertezze sulla precisa causa mortis, ad aumentare i dubbi contribuì la velocità con cui la polizia di Hong Kong chiuse l’inchiesta, accendendo i riflettori sul fatto che Bruce Lee era andato spesso in contrasto con una certa parte di registi e produttori cinematografici affiliati al crimine organizzato della mafia cinese, a sua volta infiltrata nel corpo di polizia e nella magistratura di Hong Kong.

In ultima analisi, i sospetti dei fan calarono anche sulle persone vicine a Lee. Prima di tutte Betty Ting Pei, alla quale non fu permesso di partecipare al funerale, in quanto ritenuta vicina ai boss della Triade e dedita ad uso di droghe e alcool.

Raymond Chow, sempre secondo i fan, era ai ferri corti con Lee, il quale lo accusava di sottrarre soldi alla società Concord della quale entrambi erano soci. La lunga fila vedeva ancora il regista Lo Wei, con il quale Bruce Lee aveva avuto molte liti ed infine Run Run Shaw, al quale Lee aveva rifiutato una coproduzione internazione causando un danno all’immagine del produttore.

Il funerale

Al funerale, a Hong Kong, parteciparono 25 mila perone, una folla immensa che non trattenne le lacrime. Successivamente, venne effettuata una cerimonia in forma privata a Seattle, luogo dove la star venne sepolta al Lakeview Cemetery.

La bara di Lee venne sorretta, tra gli altri, da James Coburn, Chuck Norris e Steve McQueen. Oggi Bruce Lee riposa accanto alla tomba del figlio Brandon, deceduto dopo vent’anni (1993) alla prematura età di 28 anni.

Sempre nel 1993, Lee ha ricevuto l’onorificenza di una stella sulla famosa Hollywood Walk of Fame a Los Angeles. Ad Hong Kong, invece, il 27 novembre 2005 in occasione del 65° anno dalla nascita dell’attore, fu eretta una statua in bronzo di Cao Chong-en, che rappresentava di fatto il riconoscimento di Lee come la più brillante stella del cinema del secolo.

Nel 2004 Bruce Lee ricevette l’EMMA (Ethnic Multicultural Media Academy) Legacy Award a Londra grazie al successo umanitario ottenuto tramite la filosofia spirituale delle arti marziali che ha sfidato il razzismo. Un altro riconoscimento della lotta contro le divisioni etniche venne invece innalzata a Mostar, in Bosnia.

Anche gli Stati Uniti, sua terra natale, non furono da meno quando la Camera dei rappresentanti organizzò in suo onore un tributo ufficiale del Congresso all’House Record per i suoi contributi alla società, riconoscendolo come un maestro, un catalizzatore per il cambiamento sociale e icona culturale americana.

Linda

Il 17 agosto 1964 Bruce Lee sposò Linda Emery, la donna con cui ebbe i suoi due figli. La stessa, che anni dopo la scomparsa del marito ha commentato: “A distanza di tanti anni molti cercano di capire la sua morte, ma io preferisco ricordare la sua vita“.

Per terminare vorremmo ricordarlo con due delle sue citazioni più celebri. La prima è quella in cui troviamo un senso di verità assoluta, insegnamento che molti di noi dovrebbero mettere in pratica:

«La maggior parte delle persone parla senza ascoltare. Pochi ascoltano senza parlare. È raro trovare qualcuno che sappia parlare e ascoltare“.

Ed infine, il consiglio che probabilmente può essere d’aiuto a tutti noi per cercare di trovare la soluzione quando non sembra esistere una soluzione:

vuota la tua mente.
Sii senza forma, senza limiti, come l’acqua.
Se metti dell’acqua in una tazza, l’acqua diviene tazza, se la metti in una bottiglia, diventa bottiglia, in una teiera, diventa teiera.
L’acqua può fluire, ma può anche spezzare.
Sii acqua, amico mio.