Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Macerata, precisamente nel comune di Castelraimondo, per conoscere più da vicino cosa nasconde di misterioso questo paese, soprattutto cosa vuole dirci il suo cimitero.
Castelraimondo, che in dialetto locale viene chiamato Castrimonno, si trova adagiato in una conca naturale in un paesaggio prettamente collinare, interrotto qua e là da aree boschive.
Il borgo è dominato da un imponente Torre (37 metri), chiamata Cassero, quel che resta della fortezza militare difensiva costruita nel XIV secolo per volere della famiglia Da Varano.
A Castelraimondo ha sede l’Università di Camerino ed è proprio qui che vogliamo arrivare, per conoscere nel dettaglio cosa è successo molto tempo fa e quali sono i misteri che si nascondono all’interno del cimitero. Si tratta di fatti realmente accaduti, che ancora oggi fanno parlare di questo luogo.
Presso l’Ateneo, negli anni 50 lo psicologo e docente prof. Stoppolini portò a termine un prestigioso corso sull’occulto, durante il quale venne invitata una medium che avrebbe mostrato agli studenti lo svolgimento di una seduta.
Maria Bocca, questo il suo nome, entrò perfettamente nel ruolo e, parlando con una voce mai udita prima, pronunciò queste parole:
“Sono nata Rosa Menichelli. Quando morii ero Rosa Spadoni, ma mio marito era mancato prima di me. Siamo sepolti entrambi nel cimitero di Castelraimondo poco lontano da Camerino. Vi chiedo soltanto questo: di aiutare altre persone, perché anche a loro può capitare la stessa cosa che capitò a me. Due giorni dopo che fu stilato il certificato di morte fui portata al cimitero e li sepolta viva…“
Al termine, la donna si accasciò sul pavimento, lasciando tutti gli allievi allibiti e spaventati. Da quel momento, il docente iniziò a fare delle ricerche e scoprì, che sì, una certa Rosa Spadoni era vissuta e morta qui nel 1939, il suo corpo era stato seppellito nel cimitero del paese.
Le indagini del prof. Stoppolini lo portarono, appunto, nel camposanto del paese, insieme ai suoi allievi, un fotografo e alcuni operai che dissotterrarono la bara. Dopo undici anni, quando la bara di Rosa Spadoni venne aperta, si materializzò davanti agli occhi dei presenti ciò che la medium aveva annunciato.
Lo scheletro era in posizione supina, con le ginocchia piegate nel vano tentativo di aprire il coperchio della bara. Un elemento che più di tutti inquietò i presenti, fu l’interno del coperchio, ricoperto da graffi profondi, segno del tentativo straziante della donna di liberarsi da quell’incubo.
Dopo quella scoperta agghiacciante, i patologi furono costretti a modificare il certificato di morte: Rosa Spadoni era effettivamente stata sepolta viva.