Il disastro aereo di Charkhi Dadri si consuma il 12 novembre 1996 nei cieli ad un centinaio di chilometri da Delhi. Due aerei si incrociano: la collisione è inevitabile. Nel disastro aereo di Charkhi Dadri perdono la vita tutte le persone a bordo in entrambi i velivoli: 349 vittime.

Gli aerei coinvolti

Il disastro aereo di Charkhi Dadri ha coinvolto due aerei: da un lato il Volo Saudi Arabian Airlines 763, un Boeing 747 che volava dal 1982 e che faceva rotta da Delhi (India) a Dhahran (Arabia Saudita), dall’altro il Volo Kazakhstan Airlines 1907 con un Ilyushin II-76 in rotta da Dimkent (Kazakistan) a Delhi.

Al comando degli aerei due piloti veterani: sul Boeing 747 un 45enne con 9.800 ore di volo, mentre al comando del volo 1907 un 44enne con 9.200 ore di volo.

Le rotte degli aerei

Il volo saudita era decollato dall’aeroporto di Delhi alle 18:32 (ora locale) ed era diretto a Dhahran con a bordo 312 persone, mentre l’aeromobile della Kazakhstan Airlines stava effettuando un servizio charter dall’aeroporto di Vhimkent a Delhi, trasportava 37 persone e si apprestava ad atterrare a Delhi.

La dinamica dell’incidente di Charkhi Dadri

Il Boeing 747 era appena decollato dall’aeroporto di Delhi e venne autorizzato a salire a 14.000 piedi, mentre il volo della Kazakhstan Airlines, già in fase di atterraggio, venne autorizzato a scendere a 15.000 piedi quando si trovava a 74 miglia nautiche da Delhi.

Alle 18:40, il volo della Kazakhstan Airlines riferì di aver raggiunto la quota di 15.000 piedi ma in realtà si trovava a 14.500 ed era in ulteriore discesa. A quel punto il controllore avvisò l’aereo della Kazakhstan Airlines dell’avvicinamento all’altro aeromobile, ma quando cercò di ricontattare di nuovo il volo, non ricevette nessuna risposta.

La collisione

A nulla servirono i tentativi di avvisare anche il Boeing 747, i due aerei erano già entrati in collisione. La coda dell’aereo della Kazakhstan Airlines aveva spezzato l’ala sinistra e lo stabilizzatore del Boeing 747 e quest’ultimo stava entrando in una spirale verso il suolo a più di mille chilometri orari.

Anche l’Ilyushin iniziò una rapida discesa incontrollata che finirà con lo schianto in un campo. I soccorsi furono tempestivi e i 4 superstiti estratti dalle macerie del volo kazako morirono poco dopo. La stessa sorte spettò ai due passeggeri superstiti del boeing 747, trovati ancora legati ai propri sedili. La conta definitiva delle vittime del disastro aereo di Charkhi Dadri non lasciava dubbi sulla gravità della sciagura: tutti gli occupanti di entrambi gli aerei persero la vita nell’incidente.

Unico testimone oculare del disastro aereo fu il comandante TimothyJ. Place, che stava effettuando una manovra di avvicinamento e riferì che “una grande nuvola si illuminò di un bagliore arancione”.

Le indagini sul disastro di Charkhi Dadri

Le indagini furono portate a termine dalla Commissione Lahoti, sotto la direzione del giudice dell’Alta Corte di Delhi. La causa dell’incidente venne attribuita al volo Kazakhstan, complici le turbolenze e i problemi di comunicazione. Secondo la commissione, il comandante kazako dell’Ilyushin sarebbe sceso oltre l’altitudine assegnata di 15000 piedi, violazione probabilmente commessa a causa della non sufficiente conoscenza della lingua inglese e all’abitudine di misurare l’altitudine in metri e chilometri anziché in piedi e miglia nautiche, metodo utilizzato dalla maggioranza dei paesi.

La prova di questa teoria sarebbe il fatto che l’operatore radio del volo Kazakistan, a pochi secondi dall’impatto, ordinò al pilota di salire, resosi conto che l’aereo non si trovava a 15000 piedi. Quando il pilota diede il comando di salire, l’aereo urtó con la coda il boeing 747 causando la collisione.

A causa del gravissimo disastro aereo di Charkhi Dadri la Direzione generale dell’aviazione introdusse l’obbligatorietà per gli aerei in entrata e in uscita dall’India di sistemi di prevenzione contro le collisioni in volo.

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