Avete mai pensato che gli extraterrestri potrebbero essere già stati presenti sulla Terra al tempo della nascita delle più grandi e antiche civiltà del nostro pianeta? Non si tratta di incontri ravvicinati di qualche tipo ma di una vera e propria convivenza che potrebbe essere durata per molto tempo prima che un evento tanto misterioso quanto improvviso arrivasse a scombussolare tutti i progetti della storia…..
A partire dalla fine degli anni ’50, sulla base di una rivisitazione dei miti e delle leggende, si è iniziato a concepire la possibilità di vedere il nostro pianeta come un grande esperimento messo in atto da un’intelligenza superiore extraterrestre.
Ci sono indizi che lasciano spazio alla possibilità di una lunga convivenza extraterrestre nel momento in cui sorgevano le più grandi civiltà con le loro maestose opere di ingegneria umana. Un contributo tecnologico e avveniristico di entità extraterrestri con conoscenze superiori a quelle possedute dagli antichi abitanti della Terra?
È così che prese forma quella che fu definita come l’archeologia misteriosa. Il suo fondatore, un giornalista statunitense di nome Charles Hoy Fort (1874-1932), si dedicò alla ricerca dei fatti più strani e insoliti.
Voi da che parte state? Un genio extraterrestre che ha contribuito ad imprese memorabili o capacità umane geniali che nei secoli si sono via via affievolite?
Per alcuni le prove di un’antica presenza extraterrestre sulla Terra non mancano e sarebbero più numerose di quante non ne avessimo notate. Si tratta di dipinti, bassorilievi e reperti archeologici sotto gli occhi di tutti.
Antichi astronauti extraterrestri
Secondo la teoria di Von Däniken si tratterebbe di antichi visitatori extraterrestri, vestiti con tute spaziali, che avrebbero visitato la Terra ai tempi dei nostri antenati.
Le prove del passaggio di vita extraterrestre sarebbero ravvisabili sul bassorilievo maya del ‘l’astronauta di Palenque‘, custodito nel Tempio delle Iscrizioni e al Museo nazionale di Tokyo dov’è presente il “dogu” che indossa la tuta spaziale e l’elmetto.
Prove del passaggio di extraterrestri sul nostro pianeta potrebbero essere ricercate anche nella presenza dei così detti “oggetti fuori posto“, ovvero particolari tracce di un materiale negli strati rocciosi degli Urali. I sedimenti risalirebbero al Pleistocene e potrebbero rappresentare una sorta di “nanotecnologia” impensabile e sconosciuta all’epoca.
Secondo Von Däniken questi antichi visitatori sarebbero addirittura i progenitori dell’Homo sapiens, frutto di esperimenti genetici sul genere umano. L’ipotesi che solo alcuni esemplari di scimmia furono selezionati e avviati verso l’evoluzione sembra giustificare il fatto che in circa 300 mila anni il cervello di questi ultimi abbia raggiunto un livello di sviluppo sconosciuto ad altri individui della stessa specie.
Sconosciuta è la causa che portò alla fine di questa pacifica convivenza, cosa ha cambiato il destino del pianeta e perché gli extraterrestri ci hanno lasciato?
Le prove e le tracce del passaggio alieno
Ecco entrare in scena una delle più antiche civiltà, quella Egizia. Nei geroglifici sembra rintracciabile la prova della presenza di una tecnologia molto avanzata. Parliamo del Tempio di Seti I, ad Abydos, dove l’originario intonaco fu coperto durante il regno di Ramesse II.
Tra le due incisioni, che non sono state risparmiate dall’inevitabile scrostamento, compare la figura di quello che sembra un elicottero, oltre a un sottomarino e a un aeroplano. Ricordiamo però che il primo prototipo di sottomarino risale all’incirca al 1700.
Cosa dire poi delle piramidi? Secondo alcuni anche queste furono costruite dagli extraterrestri o, perlomeno, con il loro aiuto.
Se è vero che le tre piramidi di Giza furono costruite da Cheope, Chefren e Micerino intorno al 2.500 a.C., dobbiamo prendere in considerazione il fatto che l’antica civiltà Egizia fu in qualche modo “illuminata” in modo improvviso da una serie di conoscenze, come quelle astronomiche, mediche, scientifiche e le tecniche di costruzione fuori dal comune
Qualcosa non torna
Abbiamo abbastanza dati per dubitare di ciò che gli studiosi hanno affermato sulle piramidi? Probabilmente la risposta è sotto gli occhi di tutti, basta andare in un Museo Egizio per rendersi conto che gli strumenti conosciuti nel 2500 a.C. non avrebbero permesso di ottenere tagli di granito così precisi, senza pensare al trasporto dei blocchi di decine di tonnellate e, infine, il sollevamento di questi massi.
Un’altro dei grandi interrogativi è il motivo di rivestire le piramidi con successivi strati di materiale. E, infine, come mai le piramidi costruite successivamente, che avrebbero potuto avvantaggiarsi dell’esperienza e delle tecniche perfezionate negli anni, sono tutte crollate?
Si tratta di interrogativi destinati a restare senza risposta, più che altro si tende a seguire l’idea di un ciclo evolutivo lineare, dove non trova posto la possibilità di un elemento esterno che abbia potuto mischiare tutte le carte e ricominciare da zero.
Le idee dei ricercatori che hanno creduto nella fantarcheologia, nomi del calibro di Peter Kolosimo, Erich von Daniken e Graham Hanckock, sono state accolte con scetticismo e spesso ridicolizzate.