Siamo al complesso abbandonato dell’ex area Piaggio di Finale Ligure, definita come la Città del Volo. È stato uno degli emblemi dello sviluppo industriale della zona e per oltre un secolo ha dato lavoro a innumerevoli famiglie del territorio.
Oggi l’ex area Piaggio di Finale Ligure versa in uno stato di incuria, il suo scheletro danneggiato dai vandali e inciso dai graffiti.
La storia dell’ex area Piaggio
Tutto ebbe inizio ai primi del novecento, quando il comune di Finale Marina, nel tentativo di promuovere lo sviluppo industriale del territorio, impiantò uno stabilimento per la costruzione dei carri ferroviari, chiamato Le Officine di Finalmarina. L’impianto, nato dall’accordo tra Rinaldo Piaggio e l’allora sindaco Nicolò Sacconi, iniziò a funzionare nel luglio del 1907.
Al tempo erano occupati circa una settantina di operai, numero che via via divenne sempre maggiore. Lo stabilimento occupava un’area di circa 25mila metri quadrati, con circa 10mila metri quadri di padiglioni. Il personale, proveniente dalle aree immediatamente limitrofe, era composto da falegnami, manovali, trapanatori, verniciatori e capi operai.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la fabbrica venne rilevata dalla Piaggio&Comp. di Genova e iniziò la produzione aeronautica su licenza fino agli anni ’20, quando iniziò a progettare in proprio motori e aeroplani. Nel secondo dopoguerra, la fabbrica produsse velivoli riconosciuti a livello internazionale, come l’anfibio P.136 e il suo derivato terrestre P.166.
Tra le produzioni della Piaggio, ricordiamo anche il montaggio e la revisione dei propulsori a pistoni, turboelica e a reazione, tra i quali i Rolls Royce Viper, utilizzati sugli MB 339 delle Frecce Tricolori. Tra il 1989 e il 1991, a causa della contrazione del mercato aeronautico, l’industria ligure subì un duro colpo. Erano gli anni in cui veniva sviluppato un simbolo di eccellenza della tecnologia aeronautica: l’executive P.180.
Dopo lunghi mesi di crisi e di tentativi di rilancio, l’ultimo operaio ha lasciato la fabbrica il 31 dicembre del 2014, anno in cui la produzione è stata trasferita nello stabilimento di Villanova d’Albenga. Cosa ne è stato di tutto quello splendore?
Per un secolo la Città del volo ha intrecciato le sue vicende con quelle dei cantieri Piaggio, con il suo grande hangar per idrovolanti costruito in riva al mare nel 1918. Centinaia di persone hanno varcato quei cancelli, al suono della sirena che riecheggiava tra le valli. Quel che resta oggi di tutto l’impianto sembra inesorabilmente destinato alla demolizione.
A pochi anni dal suo abbandono, la fabbrica è già evidentemente segnata dai danni causati dall’incuria e non solo. I muri sono ricoperti di graffiti, vetri rotti ovunque, immondizia accumulata per terra e cataste di macerie rischiano di trasformare un fiore all’occhiello in un simbolo di degrado.
La bozza di progetto per riqualificazione del sito comprenderebbe la realizzazione di tre grattacieli e la conservazione dell’hangar, oltre allo spostamento a monte della via Aurelia.