Tra i misteri della Campania c’è il fantasma di Giuditta a Castel Capuano, leggenda tramandata nei secoli e che, ancora oggi, fa parlare di sè. Siamo nella magica città di Napoli, nel castello di origine normanna a ridosso della porta dalla quale prende il nome, Porta Capuana.
Chi era Giuditta? Donna bellissima ma molto crudele, che visse la sua torbida vicenda nei pressi del maniero. Dopo essere rimasta vedova, Giuditta Guastamacchia venne fatta entrare in convento, dove iniziò una relazione clandestina con un prete. Il suo fantasma, secondo la leggenda, non avrebbe mai lasciato questi luoghi.
La storia di Castel Capuano
La costruzione di Castel Capuano risale alla metà del XII secolo per volere di Guglielmo I, re di Sicilia. La struttura è stata edificata al di sopra di un antico Gymnasium romano, poi trasformato in cimitero.
Nei secoli la struttura è stata la residenza reale dei sovrani normanni e anche la sede della sezione civile e penale del tribunale di Napoli.
La visita al castello
L’accesso al Castello avviene superando il portale, sul quale capeggia una lapide celebrativa della vittoria di Carlo V a Tunisi. All’interno si accede ad un cortile contornato da un bel portico con pilastri in stile dorico. In questo cortile si riunivano gli avvocati, i giudici e gli imputati durante i processi.
Dal cortile partono delle scalinate che portano agli ambienti superiori. Tra le sale più interessanti abbiamo il Salone della Corte d’Appello e la Sala dei Busti, dalla quale si accede alla Cappella della Sommaria di forma quadrata.
Infine, sul retro di Castel Capuano vi è la fontana del Formiello, risalente al 1490, utilizzata anticamente come abbeveratoio per i cavalli.
La storia di Giuditta
Dopo la morte del marito, condannato alla forca perché accusato di furto, il padre di Giuditta non ha altra scelta se non quella di farla rinchiudere in convento. Qui, oltre alla pace e al conforto della preghiera, Giuditta trova anche l’amore.
La nuova relazione, però, è piuttosto sconveniente perché il suo amante non è altri che il prete. Per mettere a tacere i pettegolezzi serve una copertura e, infatti Don Stefano, questo il suo nome, propone a Giuditta di sposare suo nipote, un giovane campagnolo.
Purtroppo, la tregua durò poco. Il giovane in breve tempo scopre la relazione clandestina e, per evitare il rischio di uno scandalo, Giuditta decide di far uccidere il giovane marito.
In questo suo intento, Giuditta viene aiutata dal padre e da due complici, mentre Don Stefano all’ultimo minuto ha un ripensamento e se ne tira fuori. Una volta catturati, Giuditta, il padre e i complici vengono condannati alla forca, mentre Don Stefano viene incarcerato.
Il 19 aprile 1800 ha luogo l’impiccagione dei detenuti e, da quel giorno, ad ogni anniversario, il fantasma di Giuditta si aggirerebbe tra i corridoi di Castel Capuano emettendo urla e lamenti strazianti.
Entriamo nel mistero
Il fantasma degli avvocati, com’è conosciuto lo spirito di Giuditta, vagherebbe per le aule dell’ex tribunale annunciandosi con un soffio di aria gelida e rovistando tra i vecchi documenti in cerca di chissà cosa.
I teschi di Giuditta, di suo padre e quelli dei complici sono custoditi all’interno del Museo Anatomico di Napoli e sono stati oggetto di studio da parte della fisiognomica criminale.
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