I fari sono sempre molto suggestivi, ma il Faro delle isole Flannan è conosciuto per una vicenda molto inquietante: la scomparsa nel nulla dei suoi tre guardiani! Solo un anno dopo la sua inaugurazione, le cronache locali si dovettero occupare della triste sorte degli sventurati addetti al Faro, svaniti completamente nel nulla.

Il Faro delle isole Flannan si trova sul punto più elevato dell’isola Eilean Mòr, nell’arcipelago delle Isole Flannan al largo della costa occidentale della Scozia. Nel 1895, dopo molte vittime e dopo che numerose imbarcazioni si erano schiantate sulle coste delle Flannan a causa delle fortissime correnti, fu presa la decisione di costruire il Faro come punto di riferimento per le navi di passaggio.

A custodia del Faro furono messi quattro addetti, tre dei quali erano fissi sull’isola e uno, a turno, rientrava sulla terraferma per qualche giorno di riposo. Sull’isola, oltre al Faro, non c’era nulla, così ogni quindici giorni i guardiani venivano riforniti di cibo, giornali e olio per alimentare le lampade.

L’ultimo di questi cambi vide la partenza dall’isola di Joseph Moore e il rientro di James Ducat, che insieme a Thomas Marshall e Donald MacArthur si apprestano al loro turno di guardia. Era il 6 dicembre 1900.

Il 15 dicembre il piroscafo Archtor, durante la sua consueta tratta tra Philadelphia e Leith, passò nei pressi delle isole e notò che la luce del faro era spenta. Un fatto abbastanza strano, visto che il faro era stato costruito proprio per segnalare la presenza delle isole in un tratto di mare dalle condizioni atmosferiche spesso molto avverse.

Quale sia stata la sventura dei custodi, sappiamo solo che il 26 dicembre, con qualche giorno di ritardo rispetto al previsto a causa del maltempo, la nave adibita al rifornimento delle provviste approdò nuovamente sull’isola. Quando la Hesperus attraccò, però, ad attenderla sulla banchina non c’era anima viva. Dov’erano i guardiani?

A questo punto il capitano Jim Harvie lanciò un bengala per segnalare il suo arrivo, forse i tre erano impegnati in qualche operazione, ma non ricevette risposta. Preoccupati e sorpresi da quanto stava succedendo, il capitano, i marinai e lo stesso Joseph Moore scesero a terra e si arrampicarono fino al Faro.

Il tempo sembrava essersi fermato: sul tavolo i piatti ancora mezzi pieni dell’ultimo pasto, i letti sfatti, le lampade ancora provviste di olio e l’orologio fermo. Dei custodi nemmeno l’ombra. Cosa poteva essere accaduto? Erano uomini dediti al lavoro e gran esperti di mare, erano lì apposta per custodire il faro e presidiarlo.

Moore controllò gli alloggi, la torretta e la cucina ma non trovò traccia dei suoi compagni. Tutto sembrava in ordine, il fuoco spento e l’unica cosa fuori posto era una sedia rovesciata sul pavimento. Ad infittire il mistero ci fu il ritrovamento del diario, sul quale i custodi annotavano la loro vita quotidiana sull’isola.

Sulle pagine tra il 12 e il 13 dicembre i tre annotarono l’arrivo di una tempesta di un’intensità “mai vista” che si era abbattuta sull’isola. La forza del mare era così impetuosa da spaventare i guardiani che scrissero di aver pianto e pregato.

Sempre sul diario, la pagina del 14 dicembre è vuota, mentre su quella del 15 dicembre fu scritto: “Tempesta finita. Mare calmo. Dio è sopra ogni cosa“. Stranamente, però, secondo le testimonianze di diversi marinai, che negli stessi giorni avevano solcato quel tratto di oceano, c’era qualcosa che non coincideva.

Le indagini iniziarono velocemente ma non fu mai ritrovato nessuno dei corpi dei guardiani. Durante l’ispezione alla struttura, fu appurato che il Faro aveva subito dei danni, soprattutto all’approdo ovest. Sul rapporto ufficiale redatto dal soprintendente della compagnia per cui lavoravano i custodi, la Northern Lighthouse Board, Robert Muirhead scrisse: “

“Dopo un attento esame del luogo, delle ringhiere, delle funi, e quant’altro, e soppesando tutte le prove che ho avuto modo di ottenere, ritengo che la spiegazione più probabile riguardo la scomparsa degli uomini sia che erano scesi tutti nel pomeriggio di sabato 15 dicembre, in prossimità dell’attracco a Ovest, per assicurare la cassa con le cime di ormeggio, quando un’onda inaspettatamente grande ha travolto l’isola, spazzandoli via con forza inarrestabile”.

L’ipotesi dell’onda anomala non sembra poi così trascurabile, se pensiamo che in quel tratto di mare si registrano onde che raggiungono i trenta metri di altezza, più o meno l’altezza che intercorre dal mare alla postazione del Faro.

Alla voce causa della morte, sul rapporto ufficiale del 8 gennaio 1901 si legge: “sconosciuta, in circostanze misteriose“.

Sulla vicenda della scomparsa dei guardiani del Faro delle isole Flannan fu inevitabile la nascita di credenze e racconti popolari. Alcuni di essi parlavano di omicidio-suicidio, mentre altre si spinsero verso cause soprannaturali e spettrali.

La suggestione nel corso degli anni ha fatto il suo lavoro e non mancano testimonianze di chi, trascorso qualche giorno sull’isola, afferma di aver udito brusii inquieti durante le notti di tempesta.