Il mistero della morte di Michael Jackson è un tema sempre attuale, sentito non solo dalla moltitudine dei fan ma anche dalla gente comune. La leggenda della musica pop ci lasciava il 25 giugno 2009, ufficialmente alle 14.26 presso l’ospedale UCLA Medical Center di Los Angeles. I misteri sulla sua morte sono molti e il passare degli anni, purtroppo, non ha contribuito a chiarire i dubbi.

Quando una star del calibro di Michael Jackson subisce un così triste destino, è molto difficile accettare che da un giorno all’altro non ci sia più.

Infatti, a distanza di oltre dodici anni, in tanti si chiedono ancora quali siano state le cause della morte della star e qualcuno invece, più coraggiosamente, sostiene che in realtà Michael Jackson sia ancora vivo.

Nella storia della musica, ci sono molti casi in cui la morte improvvisa di un’artista ha fatto nascere dubbi e sospetti. I fan di personaggi universali, come Marilyn Monroe, Elvis Presley, Jim Morrison, Curt Cobain, ecc. sono ancora oggi alla ricerca di una verità assoluta.

E questo è successo anche quel 25 giugno 2009 quando non solo i fan, ma il mondo intero, si trovò alle prese con la notizia scioccante della sua scomparsa prematura e iniziò a pensare che ci fosse qualcosa di strano nella morte di Michael Jackson, nei tempi e nei modi.

25 giugno 2009

Dal dicembre 2008, Michael Jackson risiedeva a Los Angeses in un quartiere esclusivo al 100 North Carolwood Drive di Hombly Hills e fu in questa casa che tutto avvenne. Michael doveva partecipare alle prove del This Is It, i concerti d’addio organizzati dalla AEG Live che si sarebbero svolti presso l’O2 Arena di Londra il mese successivo alla sua morte.

Jackson soffriva da anni di insonnia e per questo assumeva sedativi per dormire. Quel fatidico 25 giugno, Jackson rientrò alla villa verso mezzanotte dopo le prove, ma non riuscendo a prendere sonno Conrad Murray, il medico personale che gli era stato messo a disposizione dalla AEG Live, gli somministrò a più riprese delle benzodiazepine, purtroppo senza risultato.

Erano circa le 10.40 del mattino e Michael era reduce da un’altra notte insonne. Fu probabilmente per questo che Murray lo mise sotto anestesia con un potente farmaco: il Propofol.

Si tratta di un anestetico molto forte, da utilizzare esclusivamente in ambito ospedaliero e per via endovenosa. Poco dopo la somministrazione, sembra che Murray si sia allontanato per qualche minuto e, al suo rientro nella camera da letto di Jackson, si accorse che la star aveva avuto una crisi respiratoria.

A nulla servirono i tentativi di rianimazione. Da quanto emerse durante il processo sembra che Murray, in quanto medico, commise più di un errore quella mattina. Per prima cosa, una volta somministrato il medicinale, non attaccò il paziente alla flebo, operazione necessaria per la regolazione del farmaco e, secondariamente, si allontanò.

Ritornato nella stanza dopo una decina di minuti, si accorse che il cantante non respirava. Fu colto dal panico, infatti praticò la rianimazione sul letto e non su una superficie dura come dettano le regole mediche. Ancor più grave, se possibile, al posto di chiamare subito i soccorsi, ordinò alle guardie del corpo di fare sparire dalla stanza qualsiasi traccia dei medicinali che la star era solita assumere.

A quel punto, dopo quasi due ore, tempo prezioso per un’eventuale recupero della situazione, chiamò l’ambulanza verso le 12.20. Quando l’ambulanza arrivò trovò il cantante in coma. Nonostante la corsa d’urgenza al UCLA Medical Center, dopo circa 40 minuti dal suo ingresso, Michael Jackson venne dichiarato morto.

L’autopsia confermò che la causa della morte fu un’intossicazione acuta da Propofol associato a benzodiazepine. Conrad Murray venne giudicato colpevole di omicidio colposo e condannato a 4 anni di reclusione.

Il contratto con la AEG Live

Durante il 2008 Jackson aveva avuto una grave crisi finanziaria a seguito dell’accumulo di debiti per circa 500 milioni di dollari. Sebbene il suo immenso patrimonio, per far fronte alla crisi decise di vendere il Neverland Ranch. La società che l’acquistò, come si è appreso più tardi, convinse Jackson ad organizzare il progetto del suo addio alle scene con una serie di concerti.

Le date inizialmente dovevano essere 10 ma improvvisamente, a causa della straordinaria richiesta di biglietti, divennero 50. La questione sul numero dei concerti divenne un piccolo giallo, infatti sembra che non esistesse un contratto firmato da Jackson per tutte quelle date e lo stesso cantante si dichiarò estraneo all’accordo e preoccupato per un impegno lavorativo così gravoso.

Quando le date dei primi concerti erano ormai prossime e vennero posticipate, iniziarono a trapelare indiscrezioni sul fatto che Jackson non godesse di ottima salute ma, prontamente, sia il regista dello show che Randy Phillips assicurarono che le condizioni del cantante fossero assolutamente ottimali.

Purtroppo, già qualcuno sapeva e si rendeva conto che le condizioni di salute di Jackson non fossero così buone, prova sono le comunicazioni scambiate via e-mail ed emerse durante il processo.

Il processo

Durante le fasi del processo emerse che, come deposto dallo storico medico personale di Jackson, Allan Metzger, il cantante avesse problemi di salute e fosse titubante sul fatto di riuscire a sostenere un numero così elevato di concerti.

Dal banco dei testimoni si apprese anche che i dirigenti della AEG Live erano al corrente dei rischiosi trattamenti a cui si sottoponeva la star per riuscire a riposare. Persino la società assicurativa Lloyd’s aveva richiesto che Jackson si sottoponesse ad un’ulteriore visita medica prima di autorizzare l’estensione della polizza sulle date aggiunte allo show.

Per di più, la AEG aveva già venduto tutti i biglietti anche per quelle date e, nell’evenienza che il contratto non fosse onorato, Jackson sarebbe andato incontro a delle penali pesantissime.

Questi pensieri e la tensione emotiva di tutto ciò che lo avrebbe atteso di lì a poche settimane, probabilmente influirono negativamente sulla salute di Michael Jackson.

Dopo la morte della star, ci fu un tentativo della AEG Live di promuovere il Memorial di Michael Jackson con le riprese delle prove, ma la famiglia si oppose. La società dava anche per scontato che avrebbe riscosso la polizza assicurativa, che copriva l’eventuale morte di Jackson per overdose di farmaci, ma ebbe una spiacevole sorpresa.

Il Propofol, infatti, a differenza degli altri farmaci assunti dal cantante, è un potente anestetico da somministrare esclusivamente in ambito ospedaliero e questa fu la causa che fece decadere il diritto alla riscossione.

Sebbene i dubbi e le voci di corridoio, il rapporto dell’autopsia confermava che la salute generale di Jackson era buona, non era denutrito e non aveva nessun segno di dipendenza da droghe o malattia.

Dopo la notizia

Alla notizia della morte di Michael Jackson si scatenò un putiferio. Tutti i social network vennero assaliti da migliaia di messaggi di fan che cercavano notizie più approfondite.

Tanto fu il carico dei messaggi sia su Facebook che su Twitter, che si riscontró una lentezza forzata delle piattaforme, mentre alcuni siti andarono letteralmente in crash.

Persino Google, dovette fare i conti con la morte di Jackson. La ricerca così numerosa della parola chiave “Michael Jackson” venne intercettata e identificata come un attacco da parte di hackers e bloccata per circa mezzora. La stessa Wikipedia stabilì il record di visite di una pagina: la biografia di Jackson in un’ora ricevette più di un milione di visite.

Se la notizia della morte di Jackson causò il maggior numero di ricerche internet nella storia, lo stesso si può dire per le vendite postume degli album e le posizioni in classifica degli stessi, che superarono qualsiasi record della storia della musica.

Il mondo, dopo la morte di Michael Jackson, non fu più lo stesso. Lo sanno bene i milioni di persone che hanno partecipato alle veglie in suo onore e non si sono rassegnate alla sua morte.

Messaggi, candele, gesti spontanei dei fan che hanno lasciato un segno del loro passaggio in ogni luogo legato a Jackson, dalla sua casa natale a Neverland Ranch, dalla villa di Encino fino a quella di Las Vegas e Hombly Hills. Le manifestazioni di calore verso Michael non si fermarono però qui, ma si propagarono in tutto il mondo, da Parigi alla Cina, dalla Russia all’Italia. Nel nostro paese i fans si raduranoro a Roma, Milano e Napoli.

Tra i messaggi ricevuti dalle persone che lo conoscevano personalmente, quello che colpisce per dolcezza è quello di Lisa Marie Presley, sua ex moglie.

Qualsiasi esperienza insana o qualsiasi parola abbia mai provato nei suoi confronti nel passato è appena morta dentro di me insieme con lui. Era una persona straordinaria e sono fortunata di essermi potuta avvicinare a lui tanto quanto ho fatto, e di avere avuto le tante esperienze e gli anni insieme con lui. Spero disperatamente che possa essere sollevato dal suo dolore, dalla pressione e dal tumulto. Merita di essere libero da tutto quello e spero che sia, o sarà, in un posto migliore.

Un’amica speciale di Michael era l’attrice Elizabeth Taylor, la quale ha commentato così la scomparsa di Jackson:

Il mio cuore, la mia mente, sono in frantumi. Ho amato Michael con tutta l’anima e non riesco a immaginare la mia vita senza di lui. Avevamo così tanto in comune e ci siamo divertiti tanto assieme. Vivrà per sempre nel mio cuore ma non sarà mai abbastanza. La mia vita sarà così vuota. Nessuno ha mai capito quanto ci siamo amati. L’amore più puro e generoso che abbia mai conosciuto. Oh, Dio se mi mancherà! E ora mi trovo qui a stringere tra le mani una sua foto che Michael mi aveva regalato con una dedica, che recita: “Per il mio vero amore, Elizabeth, ti amo per sempre.” e io amerò LUI per sempre“.

Il testamento

Michael Jackson, stando al testamento del 2002, affidò i suoi tre figli a Katherine Esther Jackson e Diana Ross come tutrice, nel caso che la donna non fosse stata in grado di prendersi cura dei ragazzi.

John Branca, suo ex avvocato e John McClaun, produttore e amico, furono nominati esecutori testamentari, mentre il contabile Barry Spiegel rifiutò la carica.

I famigliari di Jackson ritennero il testamento un artefatto, in quanto lo stesso risulta firmato dall’artista in una data in cui effettivamente Michael si trovava altrove.

Nonostante l’evidenza, la legge della California non invalida un testamento per queste ragioni e, comunque, c’è l’evidenza che i famigliari non hanno presentato ricorso nei termini previsti per revocare l’omologazione dell’ultima volontà.

Dove riposa

Dopo il funerale la salma di Michael Jackson è un stata tumulata presso il Forest Lawn Memorial park di Glendale. La bara, con gli interni in velluto blu, è stata inserita in un sarcofago in marmo e sigillata con una colata di cemento armato. Jackson, infatti, temeva che la sua bara potesse essere trafugata.

Dubbi irrisolti

Nonostante il processo, ci sono alcuni aspetti sulla morte di Michael Jackson che purtroppo non hanno mai trovato una risposta.

Murray, il medico assunto dalla AEG Live, non si dichiarò mai pentito per la propria condotta deplorevole, sia a livello umano che a livello medico.

Del contratto che vedeva Murray dipendente dalla figura di Michael Jackson in qualità di medico, emerse una sola copia, quella firmata da Murray il giorno prima della morte del cantante. Ma non è mai stata trovata una copia firmata da Jackson.

Durante le udienze preliminari del processo testimoniò anche il farmacista al quale Murray si rivolgeva per acquistare i farmaci che somministrava a Michael.

L’uomo, di nome Lopez, dichiarò che il medico gli richiese anche degli energizzanti: ECA (Efedrina, Caffeina e Aspirina), sostenendo che fossero per lui.

Quando l’autopsia sul corpo di Jackson confermò la presenza anche di Efedrina, sostanza controindicata in caso di insonnia, si pensó che Murray somministrasse al cantante ECA di giorno e Propofol e Benzodiazepine di notte perché dormisse.

Un aspetto che a molti non è passato inosservato è che l’efedrina, oltre ad essere controindicata in chi soffre d’insonnia, è in grado di peggiorare la situazione, inoltre causa ansia e anoressia.

Un altro degli aspetti poco chiari della morte di Michael Jackson è la presenza, sulla scena del ritrovamento, del caminetto acceso, nonostante fosse fine giugno e la temperatura esterna non lo richiedesse.

Secondo le ipotesi, una temperatura ambientale più calda avrebbe potuto mascherare l’esatta ora della morte del cantante che, come si è sospettato, doveva risalire ad alcune ore prima rispetto a quanto dichiarato.

Nemmeno Rogers, medico legale che eseguì l’autopsia, fu in grado di determinare l’ora esatta della morte. Infatti, il dato non compare sul documento.

Le indagini non sono riuscite nemmeno a chiarire chi effettivamente fosse presente nella villa quella notte, in quanto nessuno chiese che le registrazioni delle telecamere venissero conservate.

Durante l’arringa finale, così come aveva già avuto modo di sostenere in precedenza, il dottor White, esperto di Propofol, ribadì che la quantità di Lorazepam e Propofol trovate nel corpo della star andassero ben oltre la volontà di sedare il paziente.

Nel comportamento di Murray si individuó pianificazione e sofisticazione, si deteminó che il medico fosse consapevole di ciò che stava facendo e si sarebbe volontariamente approfittato della posizione di fiducia in cui si trovava.

Questo comportò per Murray la condanna al massimo della pena prevista nello Stato della California. Pastor, il giudice, definì il comportamento di Murray come “pazzia medica“, sottolineando l’assoluta mancanza di senso di colpa e pentimento per l’esito fatale delle sue pratiche.

Dopo la fine del processo, la famiglia Jackson iniziò una causa civile nei confronti della AEG Live, sostenendo che la società fosse responsabile di negligenza, stress e cospirazione. La società fu etichettata come calcolatrice e responsabile nell’indurre Murray, già finanziariamente in difficoltà, a mantenere in vita Jackson con qualsiasi mezzo in vista dei concerti già programmati.

Uno dei testimoni al processo fu il primogenito di Jackson, Prince, che ricordò le ultime parole del padre: “Mi uccideranno“. Ne uscì la figura di un uomo fragile di salute ed emotivamente spaventato.

Alla fine, la AEG fu giudicata non responsabile della morte di Jackson e i giudici rifiutarono la richiesta di appello della famiglia Jackson.

I sospetti allusero che la morte del cantante potesse non essere imputabile a omicidio colposo, ma le indagini si concentrarono solo su Murray. Inoltre, si parlò anche di sospetti finanziamenti indirizzati a importanti cariche che avrebbero potuto portare alla risoluzione di alcuni dei dubbi, che invece restarono un mistero.

E dalle situazioni misteriose, spesso nascono le teorie alternative al corso ufficiale dei fatti. Una di queste assunse i panni del complotto, un complotto visto per uccidere Jackson.

I protagonisti del presunto complotto sarebbero state le case discografiche insieme alla AEG Live. Lo scopo sarebbe stato quello di sfruttare l’immagine e le vendite postume dell’artista.

I maggiori sostenitori della teoria del complotto furono il padre di Michael, Joe Jackson, la sorella La Toya e la stessa figlia Paris.

C’è infine chi sostiene che dietro alla morte di Jackson ci sia la finta morte, ordita dall’artista stesso con la complicità di alcune persone di fiducia, con lo scopo di sottrarsi alla tensione dei media e dagli scandali.

A seguito di queste illazioni, iniziarono a circolare voci su presunti avvistamenti della star ancora viva in diversi luoghi.

Una leggenda, soprattutto se si chiama Michael Jackson, va oltre la vita e va oltre la morte. Semplicemente vivrà per sempre.