Il 16 agosto 1977 il mondo apprendeva, incredulo, la notizia della morte improvvisa di Elvis Presley. Solo poche settimane prima, era il 26 giugno, Elvis aveva calcato per l’ultima volta il palcoscenico nel suo ultimo concerto al Market Square Arena di Indianapolis (Indiana, USA).

Quale fu la causa della morte di Elvis Presley? Per cause indipendenti dalla sua volontà, come un improvviso attacco di cuore, oppure un prolungato abuso di sostanze, che nel tempo aveva minato la sua salute fisica e psicofisica?

Durante gli ultimi mesi, si erano già manifestate le avvisaglie che la salute di Elvis fosse rapidamente peggiorata. Le persone che lavoravano con lui erano coscienti che il re del rock non avrebbe retto ancora per molto se non avesse modificato le proprie abitudini?

Tony Brown, il suo tastierista, commentò che in ultimo, stanco e confuso dagli psicofarmaci, Elvis faceva fatica a muoversi: “usciva dalla limousine in ginocchio”. Qualcuno si era affrettato ad aiutarlo, ma la star aveva risposto in modo secco “Non aiutatemi“.

Aveva rifiutato di essere aiutato da sconosciuti, ma ci chiediamo: fra chi gli era più vicino qualcuno poteva intervenire per evitare la tragedia? Stando a ciò che si legge sul web sembra che l’artista non fosse molto disposto ad ascoltare i consigli di parenti e amici.

Elvis del resto era giovane, 42 anni sono pochi per morire, soprattutto perché non soffriva apparentemente di patologie così gravi da causarne il decesso. Del resto, anche allo sguardo esterno dei fan sembrava palese che negli ultimi mesi l’uomo, tolto l’artista che faceva soldi a palate, non stesse bene e fosse in difficoltà.

A proposito del presunto consumo di sostanze da parte di Elvis, Esposito avrebbe commentato che erano farmaci in commercio e che, all’epoca, tutti ne facevano uso. C’erano le pasticche per dormire e poi quelle per svegliarsi e stare su.

Guardando quell’ultimo concerto si vede sul palco una persona sofferente, poco importante se la causa fossero i medicinali o la droga o l’alcol, ma è triste il fatto che apparentemente una star della sua grandezza sembrasse solo e in balia di se stesso.

Subito dopo la notizia della morte di Elvis, iniziò una lunga e interminabile serie di pareri controversi e congetture sulle cause della morte.

L’ultimo concerto di Elvis

Quello che fu definito come l’ultimo concerto del re del rock and roll, fu l’esibizione che chiuse effettivamente la sua carriera. Fu un addio in grande stile, come solo Elvis era capace, davanti ad un pubblico di migliaia di spettatori.

Presley, in evidente sovrappeso e visibilmente smarrito, si esibì fino all’ultimo con una classe innata e la voce meravigliosa, lasciando la folla estasiata e in adorazione, come sempre accadeva al termine dei suoi spettacoli.

Alla fine del concerto, qualcuno ebbe come l’impressione che Elvis indugiasse sul palco, come se fosse restio a salutare i suoi fans. Aveva la sensazione che quella potesse essere l’ultima volta?

16 agosto 1977

Quel giorno nell’aria c’era tensione e una certa aspettativa. Quella sera stessa, verso le 19, il jet privato di Elvis si sarebbe dovuto alzare in volo alla volta di Portland (Maine) dove il 17 e 18 agosto il re del rock avrebbe dovuto esibirsi in concerto al Cumberland Civic Center

All’interno della villa di Graceland, Al Strada, fidata guardia del corpo di Presley, era intento a preparare i bagagli dell’artista con gli abiti di scena e Joe Esposito rivedeva tutti i dettagli del viaggio.

Sembra che Elvis e Ginger nel pomeriggio avessero avuto un diverbio, forse perché la donna non aveva intenzione di accompagnare Elvis negli imminenti concerti, ma alla fine si erano riappacificati.

A differenza di Ginger, che si addormentava velocemente, Elvis aveva da tempo problemi a prendere sonno, ma per questo c’era George Nichopolous, suo medico personale, che gli prescriveva tranquillanti e sonniferi.

Sembra che Dr. Nick, così come veniva chiamato, negli ultimi anni avesse procurato a The Pelvis una quantità considerevole di farmaci prescrivibili e per questo avrebbe in seguito avuto delle grane con la giustizia.

Secondo la ricostruzione dei testimoni, Elvis Presley fu trovato privo di vita il 16 agosto 1977 all’interno del bagno della sua villa di Graceland.

Il corpo verrà trovato, come si legge da più fonti, verso le 14.30 del pomeriggio, ormai privo di vita. Inutili i tentativi di rianimazione attraverso il massaggio cardiaco.

In preda al panico, fu chiamata l’ambulanza, che giunse a Greceland in breve tempo e trasportó il corpo esanime di Elvis al Baptist Memorial Hospital, dove fu dichiarato ufficialmente il decesso alle 15.30.

L’autopsia

L’esame autoptico effettuato sul corpo di Elvis diede adito ad altri pareri discordanti. Tra i fatti che in seguito furono considerati perlomeno sospetti, ci fu la dichiarazione del Dr. Jerry Francisco che, ancor prima di aver terminato l’autopsia, disse che Presley era morto per aritmia cardiaca.

Ufficialmente il decesso del re del Rock fu attribuito ad aritmia cardiaca, causata da motivi indeterminati.

Il mistero sull’autopsia di Elvis Presley innescò tutta una serie di ipotesi, che spaziavano dall’abuso di droghe, abuso di psicofarmaci, alcol e via dicendo. Si legge che nel corpo dell’artista furono trovate almeno una decina di farmaci, tra sonniferi e barbiturici, ma anche questa notizia venne contestata.

Nel 1994 il Dipartimento della Salute del Tennessee riaprí il caso sulla morte di Elvis Presley. I documenti dell’autopsia furono riesaminati da una commissione di medici per verificare l’autenticità della dichiarazione emessa all’epoca dal dottor Jerry Francisco. Vasco Smith, uno dei componenti della Commissione, precisó che il caso Presley veniva sottoposto a riesame “perché sembra essere una clamorosa violazione di molti dei principi che stanno alla base di ogni autopsia“.

Secondo l’opinione pubblica, infatti, al dottor Jerry Francisco veniva attribuita la colpa di aver volutamente coperto le vere cause della morte di Presley, probabilmente dietro richiesta della famiglia.

Nonostante i dubbi, Joseph Davis, veterano di migliaia di autopsie come medico legale, concluse che “non c’è nulla in nessuno dei dati che supportano una morte per droga“, terminando che: “In effetti, tutto indica un attacco cardiaco improvviso e violento“.

Fino a quando è destinato a durare questo mistero sulle cause della morte di Elvis? Probabilmente fino al 2027, quando gli appunti dell’autopsia verranno rilasciati e resi pubblici. Passati 50 anni da quel lontano 1977, infatti, verrà meno la segretezza dei documenti, chiesta all’epoca dal padre di Elvis, Vernon.

Il funerale

Mezz’ora dopo la morte, la notizia della scomparsa di Elvis era già di dominio pubblico e immediatamente si formò una folla indescrivibile di fronte all’ospedale e ai cancelli di Graceland. Vernon Presley comunicò ai media che i fan avrebbero potuto dare un ultimo saluto a Elvis e così fu: oltre 90mila persone si recarono a rendergli omaggio.

Il funerale di Presley venne celebrato il 18 agosto 1977, organizzato dalla Memphis Funeral Home. Elvis era vestito con un completo bianco, camicia azzurra e cravatta a strisce. Il corpo, nella bara voluta identica a quella della madre Gladys Love Smith Presley, a detta di molti sembrava innaturale, quasi di cera.

Memphis fu immortalata nelle fotografie con il regale carro funebre bianco, seguito da decine di limousine bianche, il colore preferito dall’artista. La gente, incalcolabile tra uomini, donne e bambini, era assiepata ovunque, fuori dai cancelli di Graceland, lungo la strada e lungo tutto il percorso fino al Forrest Hill Cemetery.

Di quell’ultimo giorno di Elvis insieme ai suoi fan resta uno scatto, che si può definire irrispettoso. Si tratta del colpaccio del National Enquirer, che riuscì a catturare l’ultima immagine di Presley steso nella bara.

Dopo che l’Enquirer ebbe guadagnato una tiratura di 6 milioni di copie proprio grazie a quell’immagine, la fotografia di Elvis nella bara scomparve dalla cassaforte del giornale e si aprì un nuovo giallo.

Chi l’aveva rubata e per farci cosa? Si scoprì ben presto che alcuni dipendenti, poi arrestati, avevano in serbo di stampare migliaia di t-shirts con quell’immagine drammatica.

Dopo la morte di Elvis Presley

Un effetto della morte di Elvis fu la richiesta impazzita di dischi. La casa discografica Rca lavorò a pieno regime per settimane e settimane per soddisfare le richieste.

Anche se coscienti della morte di Elvis e reduci dal caldo e dall’emozione durante il funerale, la gente non sembrava pronta ad accettare che il re del rock ‘n roll non ci fosse più.

Lo sanno bene i fans che avevano ancora in mano i biglietti dei concerti di Portland, dove Elvis non si sarebbe presentato, su un palco sul quale non si sarebbe più esibito. Dei possessori dei biglietti acquistati, per un valore stimato di circa 600mila dollari, non ci fu nessuno che chiese il rimborso.

Lo sa la gente che ha visto quel cimitero, pieno di migliaia di cuscini e corone di fiori inviati dai fan, pian piano spogliato di tutto da chi era alla ricerca di un ricordo di Elvis da portare a casa.

Elvis Presley è morto davvero?

Il vuoto fu così incolmabile che tante persone cercarono consolazione nella speranza che si fosse trattato solo di una messinscena, probabilmente studiata a tavolino dallo stesso artista che non riusciva più a reggere i ritmi frenetici di quel successo.

Secondo altre ipotesi, invece, Presley sarebbe venuto a conoscenza di informazioni assolutamente top secret dopo il suo incontro con il presidente Richard Nixon e la sua scomparsa dalle scene sarebbe stata ideata per non mettere a rischio la sua incolumità.

Attorno alla figura del Re assoluto del rock ‘n roll, i fan avevano cucito i panni del mito e una leggenda vivente sembra destinata all’immortalità. Può essere questo che ha portato moltissimi fan a non riconoscere il loro mito in quella bara? Ad occhi attenti, i tratti somatici sono perfetti ma il viso sembra molto più magro e qualcuno ha anche commentato come la misura della bara non corrispondesse esattamente all’altezza del cantante.

Secondo alcune fonti si legge che solo poche settimane prima della morte, Elvis appariva riflessivo e malinconico come se fosse in procinto di affrontare un grande cambiamento. Era forse triste perché non avrebbe più rivisto gli amici di sempre?

Per finire, ci sono persone che nel 1977 lavoravano al Baptist Memorial Hospital, che avrebbero affermato di aver visto l’uomo giunto con l’ambulanza e, sebbene gli assomigliasse, secondo loro non era Elvis Presley. Infine, c’è tutta una schiera di americani pronti a giurare di aver visto Presley nei luoghi più disparati.

Si tratta solo di assurde ipotesti o c’è qualcosa di vero in queste supposizioni? Da oltre quarant’anni, sulla morte di Elvis si sono scritti libri, una moltitudine di esperti e investigatori hanno cercato in tutti i modi di svelare il mistero ma ancora oggi non si conosce la risposta.