I resti della città etrusca di Ferento si trovano su un colle tufaceo di Pianicara, nel mezzo dei torrenti Acqua Rossa e Vezzarella. L’impianto della città di Ferento risale al IV secolo a.C., quando il complesso rappresentava un ricco insediamento romano che viveva di un fiorente commercio tra la valle del Tevere e la costa del Tirreno, oltre all’allevamento e l’agricoltura.
Altra fonte di guadagno per il circondario era l’estrazione e la lavorazione di tufo, ferro e peperino. Ciò che è oggi visitabile della città etrusca di Ferento è solo parte dell’impianto urbano dell’epoca. La città era circondata da mura a blocchi e gli edifici si riunivano verso l’asse principale costituito dalla via Ferentiensis.
Durante l’età augustea, la città etrusca di Ferento visse la sua massima espansione urbanistica, con la costruzione del Teatro, del Foro e dell’Anfiteatro, mentre al II secolo risalgono la realizzazione delle terme. Tutt’attorno all’area dei resti della città si estendono necropoli antiche, come quella di Pianicara.
Ferento, il cui nucleo abitativo era rappresentato dal piccolo castello, durante il XI e XII secolo si era organizzata come comune autonomo ritrovando una solidità economica. Fu costruita anche una torre di guardia e sorsero nuove botteghe artigiane. La città fu rasa al suolo dai Viterbesi verso il 1170 e ciò che rimaneva dato alle fiamme.
Nonostante la volontà di papa Martino V di ristrutturare e far rivivere la città di Ferento, i Viterbesi si ostinarono e impedirono l’impresa. Oggi solo alcuni ruderi della città sono emersi all’aria aperta, nonostante l’impegno dell’Università della Tuscia. Alcune aree limitrofe, infatti, sono state analizzate e ricoperte.