Il lago di Como offre uno spettacolare scenario lacustre, rive assolate e piccoli borghi addossati alle spiagge. Ma non solo, il territorio ha visto l’ambientazione del capolavoro manzoniano “I Promessi Sposi“, ed è ricco di leggende, misteri e storie di fantasmi. Sia le rive del lago di Como che l’isola comacina nascondono numerosi angoli di storia, antiche fortificazioni e tracce di un passato che riportano al Santo Graal e ai Cavalieri Templari.
Santo Graal sul lago di Como
Situata nelle limpide acque del lago, l’Isola Comacina vanta un passato tanto tragico quanto glorioso: essere stato uno dei rifugi del Santo Graal. Sì, proprio così. Dopo essere stato portato in Britannia ed esserci rimasto per circa cinque secoli, l’avanzata degli eserciti pagani costrinse i custodi del calice di Cristo a intraprendere un lungo viaggio verso Roma, dove lo avrebbero consegnato direttamente nelle mani del Papa.
Durante il tragitto l’invasione dei Longobardi costrinse la spedizione a rifugiarsi sul Lario e, come narra la leggenda, sull’isola Comacina. Quest’ ultima scampò alle invasioni dei Longobardi e il successo fu attribuito all’influenza benefica dell’oggetto che aveva raccolto il sangue di Gesù. L’isola fu chiamata Cristopolis (città di Cristo) anche per il fatto che in questo modo rappresentò l’ultimo avamposto della cristianità. Secondo la leggenda, il Santo Graal sarebbe rimasto sull’isola dal 589 al 603, custodito in una cappella costruita appositamente per preservare la santa reliquia.
Isola Comacina
È uno degli scorci più suggestivi del lago di Como, un piccolo gioiello immerso nella natura e nel silenzio più profondo. L’isola fu abitata fin da tempi antichissimi, come testimonia il ritrovamento di un edificio a colonne al di sotto della chiesa di S. Giovanni. Si presume si tratti di una grande costruzione di origine romanica o, forse, un tempio pagano.
Nel 1169, dopo la sconfitta inflitta a Milano dall’Imperatore Federico I Barbarossa, il desiderio di vendetta portò alla completa distruzione di tutte le costruzioni presenti sull’isola. Era il 1169 e, da quel momento in avanti, la Comacina non fu più abitata. La tragica distruzione viene rievocata ogni anno il 24 giugno con la festa di San Giovanni. Le belle acque del lago vengono illuminate a giorno da uno splendido spettacolo pirotecnico: migliaia di lumini, chiamati lumaghitt, vengono spinti in acqua in ricordo di quella tragica giornata.
Il mostro del lago di Como
Un altro mistero che riguarda il lago di Como risiede esattamente nelle sue acque. Qui, infatti, sarebbe vissuto un mostro marino, una sorta di Loch Ness italiano. Si tratta del Lariosauro, un rettile acquatico carnivoro vissuto circa 245 milioni di anni fa (Triassico medio).
Il Lariosauro aveva una forma allungata (60-130 centimetri) che terminava con una testa appiattita. Nel 1839 fu ritrovato in località Perledo il primo fossile, lungo 60 centimetri che fu nominato Lariosaurus Balsami, in onore del suo scopritore, lo zoologo Giuseppe Balsamo Crivelli.
Il passaggio dalla scienza alla leggenda fu un attimo. Infatti, nel 1946 si iniziò a parlare della presenza di un mostro lacustre nelle acque del lago. L’avvistamento avvenne nella riserva naturale Pian di Spagna, dove due cacciatori sostennero di aver avvistato un animale molto lungo (10-12 metri) con una bocca spaventosa e il corpo ricoperto da squame rossastre.
Nel 1954 un ulteriore avvistamento avvenne ad Argegno. Questa volta i testimoni furono un uomo e suo figlio e riferirono di aver visto un animale di circa 90 centimetri emergere dalle acque del lago. L’esemplare, come riferito, aveva le zampe palmate.
Gli avvistamenti si susseguirono negli anni seguenti tra le località di Musso e Dongo e nel 2003 l’ultima apparizione nelle acque del ramo di Lecco, alla quale assistette un gruppo di pescatori. Gli uomini riferirono di aver visto una sagoma lunga almeno 10 metri che assomigliava a una enorme anguilla.
La leggenda del mostro lacustre è ormai entrata nel tessuto popolare degli abitanti del lago di Como, fa parte della cultura del luogo al punto che al famoso Lariosauro è dedicata una sala del Museo di Storia Naturale di Lecco.
Ponte del diavolo sul lago di Como
Il ponte fu costruito per velocizzare lo scorrimento del traffico nel tratto che collega Bellagio a Como. I lavori iniziarono nel 1911 e coinvolsero molti operai locali, i quali parteciparono con orgoglio, spesso sospesi a strapiombo sulle acque del lago.
Durante la costruzione del ponte ci furono molti intoppi che rallentavano e ostacolavano il proseguire delle opere, tanto che il responsabile dei lavori era ormai prossimo a rinunciare all’incarico. La leggenda del ponte del diavolo narra che la vita dell’ingegnere era diventata impossibile e il pensiero di non riuscire a portare a termine i lavori era così assillante da non abbandonarlo nemmeno di notte.
In uno dei suoi incubi notturni, l’uomo fece un incontro con il diavolo che promise di aiutarlo, chiedendo in cambio l’anima di chi avesse per primo attraversato il ponte una volta terminato.
L’uomo era molto spaventato ma accettò la sfida malefica e, in breve, il ponte era lì fatto e finito. Nel momento in cui l’ingegnere si rese conto che avrebbe dovuto tenere fede alla promessa fatta al Diavolo, l’uomo preferì che fosse un cane ad attraversare per primo il ponte e la leggenda non ci dice quale fu, se ci fu, la reazione del Diavolo.
Orrido di Nesso
Un altro punto di sicuro interesse si trova all’Orrido di Nesso, lungo la strada che da Como porta a Bellagio. Qui due torrenti, il Nosè e il Tuf si incontrano in una gola rocciosa e naturale formando una splendida cascata.
Un luogo magico che ha incantato Leonardo da Vinci ma non solo. Le spumeggianti acque tra i balzi rocciosi dell’Orrido ha attirato anche la curiosità di Alfred Hitchcock, che qui ambientò una scena del suo film muto “The pleasure garden” (Il labirinto delle passioni, 1925).
Partendo dal centro del borgo di Nesso è possibile avvicinarsi maggiormente all’Orrido di Nesso seguendo le indicazioni per il Ponte della Civera attraverso un percorso di 270 scalini.
La leggenda vuole che chiunque si baci sotto al ponte dell’Orrido vivrà un amore senza fine. L’impresa è un po’ ardua, visto che l’unico modo per trovarsi sotto al ponte è una barca, ma ne vale sicuramente la pena.
Castello di Vezio
Posto a guardia del lago in posizione strategica, il Castello di Vezio rappresenta un antico avamposto militare del basso medioevo. Il castello fu eretto per proteggere le rive del lago e i borghi da Teodolinda, la regina longobarda.
Anticamente, le mura del castello di Vezio abbracciavano e racchiudevano l’intero borgo di Varenna, proteggendo i suoi abitanti dai saccheggi e incursioni nemiche.
Oggi il castello di Vezio, sebbene di proprietà privata, è visitabile. Lo si scorge immerso nella vegetazione, dalla quale spunta la torre di avvistamento quadrata e raggiungibile attraverso un piccolo ponte levatoio.
Il castello è aperto da marzo a novembre e ospita mostre d’arte e uno spazio dedicato al famoso Lariosauro. Gli amanti del mistero saranno felici di sapere che i sotterranei del castello sono parzialmente visitabili. Ma i fantasmi al castello di Vezio si possono incontrare anche all’esterno nel giardino, che è disseminato di statue.
Niente di spaventoso, niente paura. Al castello di Vezio i fantasmi sono adagiati al sole nei loro drappi bianchi, appoggiati o distesi sulla balaustra della terrazza che domina il lago in una vista mozzafiato.