L’ex Penitenziario di Philadelphia è forse la prigione più conosciuta della storia, la struttura non passa di certo inosservata ad un primo sguardo: un infinito susseguirsi di blocchi di celle, oggi vuote e fatiscenti. Ambienti oggi vuoti e silenziosi, che un tempo brulicavano di vita.
Si stima che furono quasi 85mila i detenuti a passare di qui durante la lunga storia del Penitenziario di Philadelphia. Quando la prigione era in piena attività, divenne un vanto per la sua particolarità costruttiva che induceva i carcerati ad una reclusione “in completa solitudine”. Dalle torri di guardia, oggi deserte, i carcerati venivano controllati strettamente.
Tra questi, due nomi di spicco e conosciuti a causa dei loro malaffari. Ricorderete sicuramente Al Capone, il quale “soggiornó” all’ex Penitenziario di Philadelphia per qualche mese nel 1929 e il famoso rapinatore di banche Slick Willie Sutton.
La grande fuga del 1945
Sebbene il carcere fosse considerato “di massima sicurezza”, nel 1945 un evento fece vacillare questa certezza. Un gruppo di 12 detenuti organizzò la grande fuga attraverso un tunnel strettissimo ottenutp scavando il suolo per circa tre anni. La libertà dei fuggitivi durò poco, infatti essi furono tutti catturati e riportati dietro le sbarre.
Non è ben chiaro come quei detenuti siano riusciti ad organizzare la fuga e i lavori di scavo, visto il controllo serrato al quale i carcerati erano sottoposti. Al tempo la struttura era considerata al pari di un lager per via delle condizioni disumane dei prigionieri, tanto da essere soprannominata Il carcere degli orrori.
L’ex Penitenziario di Philadelphia e le condizioni dei prigionieri
I detenuti venivano incappucciati prima di ogni spostamento per evitare che riuscissero ad orientarsi all’interno della struttura. Il completo isolamento era interrotto solo dalla visita settimanale del cappellano della prigione.
Durante l’ora d’aria il carcerato veniva portato nel cortile, un’area delimitata da muri altissimi che gli impedivano di vedere o poter parlare con gli altri detenuti. Furono forse queste condizioni disumane o il sovraffollamento che portarono alla chiusura della prigione nel 1971.
Dopo un lungo periodo di abbandono, finalmente nel 1994 l’ex Penitenziario di Philadelphia è finalmente stato riaperto al pubblico come luogo storico. Il Museo è aperto sia per visite diurne che per suggestivi tour notturni.
Uno degli ambienti che spicca è la cella in cui soggiornò Al Capone, perfettamente riprodotta e arredata con lusso come una camera d’albergo. Si tratta di un contrasto molto suggestivo se paragonato ai macabri ambienti circostanti.
I carcerati erano sottoposti a vere e proprie punizioni, tra le quali il bagno d’acqua, durante il quale venivano immersi in acqua gelida e poi appesi all’aria in pieno inverno. C’era poi il bavaglio di ferro, altra tortura con la quale le mani venivano legate dietro la schiena e un collare di ferro inserito in bocca, in modo che qualsiasi movimento gli causasse lacerazioni dolorosissime. Infine, c’era la sedia della pazzia, in cui il carcerato veniva seduto e legato così stretto da provocare problemi alla circolazione e amputazioni.
Gli spiriti dell’ex penitenziario di Philadelphia
L’ex Penitenziario di Philadelphia è un luogo che ovviamente ha visto orrori e soprusi di ogni genere. Molte persone hanno perso la vita e la speranza tra queste mura e, di fatto, molte di quelle anime sono rimaste intrappolate in questi corridoi consunti.
Si racconta di presenze inquietanti durante i tour notturni, alcuni visitatori hanno riferito di aver udito voci sussurrate, urla disperate e strani rumori provenienti dalle celle vuote e poco illuminate. I fenomeni paranormali hanno interessato sia i visitatori che lo staff del Museo.
I fenomeni si concentrano nel blocco 12 e nel blocco 6 e 4. Quest’ultimo, in particolare, è il luogo che ha registrato il maggior numero di avvistamento di fantasmi, come quello di una guardia carceraria morta per mano dei prigionieri che vagherebbe controllando e ricontrollando le celle. Ci sarebbe poi anche un’altra apparizione misteriosa in una delle torrette di controllo.
Il racconti di Gary Johnson
Tra i racconti di apparizioni dei fantasmi dell’ex Penitenziario di Philadelphia c’è quello di Gary Johnson, un operaio che negli anni ’90 ha preso parte a un progetto di ristrutturazione dell’ex carcere. Una volta entrato in una cella del blocco 4, l’uomo si sentì afferrato da una morsa violentissima che gli impediva di muoversi, mentre una forza oscura esplodeva all’interno della cella e comparivano sulle pareti i volti tormentati di antichi carcerati.