La nostra mente è capace di creare la suggestione, o siamo in lotta con uno spirito esterno?

Possessione o psicosi? Quando il paranormale imita la psiche

Cosa distingue una possessione da un disturbo psicologico? Quando assistiamo a comportamenti inspiegabili, voci interiori o stati alterati di coscienza, è facile chiedersi se si tratti di una vera possessione paranormale, di un caso di dissociazione dell’identità o di una psicosi. Proprio come accade nel déjà vu o nei ricordi di vite passate, anche nella possessione si accede a contenuti mentali non ordinari, come approfondito in questo post. In questo articolo esploriamo il sottile confine tra mente e mistero, cercando di capire quando il paranormale imita la psiche e perché certi fenomeni sfidano le spiegazioni razionali. Il confine tra mente e mistero è spesso più sottile di quanto immaginiamo.

Il lato mutevole della mente

La psicologia ha classificato numerosi disturbi che possono assumere forme sorprendenti: persone che parlano con voce diversa, che sostengono di essere “altre” rispetto a sé stesse, o che vivono allucinazioni visive e uditive. Quando i disturbi possono imitare possessioni e paranormale? Ecco alcuni dei più noti:

  • Disturbo dissociativo dell’identità: il soggetto può manifestare un alter ego con nomi, toni di voce e comportamenti distinti.
  • Psicosi: un crollo della percezione del reale che può includere voci, visioni e convinzioni deliranti.
  • Stati di trance dissociativa: momenti in cui la coscienza viene alterata, con comportamenti automatici e ricordi assenti.

In alcuni casi (e culture) questi stati non sono sempre considerati malattie mentali. A volte vengono visti come segni di una presenza esterna, uno spirito, una entità, o addirittura una forza maligna.

Possessione o alterazione della coscienza?

In molti casi documentati da antropologi e psichiatri, le persone affermano di essere possedute da qualcosa di esterno: uno spirito, un defunto, una divinità o un’entità maligna. I sintomi? Cambiamenti di voce, comportamenti aggressivi, ricordi assenti e forza anomala. Se la psicologia chiama questi stati fenomeni dissociativi, la spiritualità e il folklore li interpretano come possessioni. È un dato di fatto che persino il manuale DSM-5 riconosce, all’interno degli stati dissociativi, persino le esperienze di possessione, non considerandole patologiche in alcune culture. Da ciò nasce una domanda: esiste un confine netto tra paranormale e patologia? Oppure si tratta, in alcuni casi, di esperienze che sfuggono a una sola interpretazione? In alcuni casi, stati mentali profondamente alterati emergono anche in luoghi di ritiro, come raccontato nella nostra esperienza all’Eremo di Camaldoli.

Casi che sfidano la diagnosi

Ci sono alcuni casi in cui non esiste una spiegazione certa che spieghi il fenomeno:

  • Medium che affermano di canalizzare voci e coscienze altrui: genialità creativa, autosuggestione o reale contatto con l’invisibile?
  • La Taranta, persone in stato di trance danzante dopo il morso della tarantola: espressione culturale, isteria collettiva o rituale liberatorio?
  • Anneliese Michel, una giovane tedesca morta dopo anni di esorcismi, diagnosticata anche con disturbi psichiatrici. Possessione o malattia?

Ci sono alcuni luoghi che vengono considerati come dei portali energetici, dove molte persone riferiscono di sentire delle forze esterne che agiscono su di loro con fenomeni che somigliano a possessioni. Per un attimo potremmo analizzare questi episodi senza contrapporre la spiegazione razionale a quella misteriosa. Probabilmente queste due spiegazioni possono anche coesistere, aprendo a una visione più ampia dell’essere umano.

E quando una mente si apre e accetta questa complessità, allora è anche in grado di accettare che alcune esperienze siano frutto di meccanismi psichici profondi, mentre altre possano essere manifestazioni ancora non comprese della realtà. Infine, e che altre ancora possano trovarsi nel mezzo tra il mondo della psiche e quello dell’invisibile.

Conclusione: possessione o psicosi?

Per concludere, possiamo dire che esiste una soglia molto sottile tra possessione, psicosi e dissociazione: una linea che viaggia sul filo dell’ambiguità. È proprio qui che si nasconde il vero mistero: la coscienza umana e la sua capacità di esplorare territori che sfuggono alle definizioni.