Nel Principato di Lucedio c’è una chiesa circondata dal mistero e dalle leggende. Si tratta della Chiesa del Santissimo Nome di Maria, meglio conosciuta come la Madonna delle Vigne o la Chiesa dello Spartito del Diavolo. Al suo interno è raffigurato uno spartito musicale che, in base al verso in cui vengono suonate le note, sarebbe in grado di allontanare o invocare il demonio.
Il principato di Lucedio si trova in Piemonte, nell’omonima frazione del comune di Trino, nelle terre del Monferrato Casalese. Il complesso monastico di Lucedio fu fondato dai monaci cistercensi nel 1123. La fama di Lucedio si basa sui suoi misteri, sulle leggende che parlano di magia nera e riti satanici, che coinvolgevano i giovani della zona, ma anche suore e monaci.
Ci troviamo a circa 20 chilometri da Vercelli, circondati da terreni bonificati coltivati a risaie. Qui, complici le fredde nebbie autunnali, è facile farsi catturare dalla suggestione delle leggende. Una tra le più inquitanti che riguarda questo luogo parla della presenza di un demone, che si sarebbe manifestato inizialmente nel vicino cimitero abbandonato di Darola e, successivamente, si sarebbe impossessato dei frati della Chiesa della Madonna delle Vigne.
L’Abbazia della Madonna delle Vigne
Arrivando sul sentiero, l’Abbazia appare seminascosta dalla vegetazione. Nonostante le sue ridotte dimensioni, la forma ottagonale conferisce alla struttura una sorta di maestosità che cattura subito lo sguardo dei visitatori.
L’origine del nome Principato di Lucedio risale al XII secolo d.C., quando giunsero dei monaci dalla Francia che chiesero e ottennero il permesso di bonificare parte di queste terre paludose e di creare un complesso religioso. Tempo dopo, il lotto sul quale era stata eretta l’Abbazia fu ceduto al Duca de Ferrari di Galliera, il quale aveva il titolo di Principe, fu così che il luogo prese il nome di Principato di Lucedio.
Entrando all’interno dell’Abbazia si nota, tra le nicchie vuote, quella nell’abside dove, stando alle ricerche condotte, doveva essere collocata una statua in legno raffigurante la Madonna con in mano un grappolo d’Uva. Sembra che il nome della Chiesa sia derivato da questo particolare.
Le dimensioni dell’Abbazia sono abbastanza ridotte e, si legge, è molto probabile che al suo interno non trovasse spazio un vero e proprio organo ma bensì un organo a manovella, teoria avvalorata dalla presenza di un particolare vicino al pentagramma che raffigurerebbe proprio uno di questi strumenti, in uso nel periodo storico.
Oltre ai visitatori, attirati qui dalla curiosità e dal brivido, la Chiesa è stata visitata negli anni da una lunga fila di profanatori che l’hanno spogliata di quasi tutto. Sulle pareti compaiono croci rovesciate e il numero 666 ma non solo. Qualcuno si è anche prodigato nella ricerca di un sotterraneo.
Ed ora arriviamo alla parte interessante…. Questi organetti a manovella avevano un fermo che impediva di poter girare la manovella al contrario. Nel caso di rottura di questa sicurezza, le note del pentagramma avrebbero potuto essere suonate al contrario, producendo un suono demoniaco. Questo è ciò che probabilmente è successo e ha contribuito a sollecitare la fantasia popolare.
Lucedio e l’Abbazia del Diavolo
Ciò che oggi rappresenta una ben organizzata tenuta agricola, un tempo è stato collegato a fatti macabri e inquietanti accaduti in zona. Parliamo di passaggi segreti, cripte e cadaveri. Secondo la leggenda, una fitta rete di cunicoli sotterranei collegherebbe l’Abbazia della Madonna delle Vigne con il cimitero abbandonato di Darola.
Come altri luoghi avvolti dal mistero, anche questa chiesa è stata al centro di molti racconti popolari, meta preferita per gli appassionati di esoterismo e delle pratiche sataniste. Il nome stesso della frazione, Lucedio, potrebbe sì riferirsi ad un antico e modificato Luce di Dio, ma i complottisti ci vedono soprattutto un riferimento ad un possibile Dio di Luce, ovvero Lucifero.
Lo spartito del Diavolo
Entrando nell’Abbazia della Madonna delle Vigne, sulla parete sopra l’entrata si trova un affresco un po’ rovinato che raffigura uno spartito musicale. Tempo addietro, le note prodotte da questo spartito avrebbero imprigionato Mefisto, uno spirito maligno, in una cripta misteriosa al di sotto della Chiesa. Secondo la leggenda, lo spirito potrebbe essere liberato suonando al contrario le note del pentagramma.
In tempi lontani, come anticipato, in questo luogo venivano effettuati riti satanici, messe nere e abusi sulle novizie. In seguito, uno dei monaci compose il famoso spartito, che sembrò in grado di imprigionare in una cripta segreta l’entità maligna che turbava la quiete dei religiosi.
Nonostante tutto, l’eco delle pregiudizievoli condotte all’interno dell’impianto religioso dell’Abbazia arrivò fino ai vertici e, a seguito della condanna morale da parte di Papa Pio VI, nel 1784 un decreto sancì la sconsacrazione della chiesa.
Sopra l’ingresso c’è il famoso affresco che riproduce un organo a canne con lo spartito del diavolo. La musica, scritta su uno spartito bifronte, può essere eseguita in entrambi i versi ma, se da un lato le note hanno il potere di tenere intrappolato il maligno, nell’altro verso avrebbero invece il potere di liberarlo. Dopo molte ricerche, nel 1999 il famoso spartito fu individuato all’interno dell’Abbazia della Madonna delle Vigne.
Si può credere alla leggenda o meno, ma una cosa è certa ed è emersa dalle numerose analisi alle quali è stato sottoposto lo spartito: i primi tre accordi partendo da sinistra, quelli quindi che si suonano per primi, in effetti sarebbero degli accordi di chiusura di un brano, come se il tutto fosse stato dipinto al contrario.