Eccoci finalmente pronti per una nuova partenza verso un viaggio nel mistero, le nostre mete saranno il Lago di Bolsena e il Lago Trasimeno. Andremo alla scoperta dei castelli, questo certamente, ma non solo. La zona è così ricca di storia e leggende che amplieremo le nostre visite anche con i luoghi di passaggio dei Cavalieri Templari e le necropoli degli antichi abitanti della Tuscia.
Come sempre ci prefissiamo degli itinerari, sperando di riuscire a visitare tutto, anche perché le cose da vedere sono sempre tante e spesso gli orari di visita non coincidono, quindi si è obbligati a fare delle scelte diverse. Sappiamo già come andrà a finire: un’altra vacanza poco riposante, com’è il nostro stile, con la voglia di visitare quante più cose possibili e una corsa perenne verso la prossima meta.
Partenza per il Lago di Bolsena
Sveglia all’alba e siamo già in autostrada. Per noi si tratta di un viaggio di oltre 5 ore per cui meglio partire presto per evitare il traffico. In settimana è previsto qualche giorno di brutto tempo, ma non importa, nel caso un ombrello e scarpe comode risolveranno tutto.
Dopo lunghe ore in macchina, eccoci finalmente arrivati a Bolsena. Gli ultimi tratti della statale che abbiamo percorso ci hanno dato un piccolo assaggio del panorama, visto dall’alto, del bellissimo paesaggio del lago.
Tutt’attorno una bella vegetazione fresca, sebbene le temperature siano alte anche qui. Il tempo è bello e soleggiato in questi primi giorni di settembre, quindi decidiamo di lasciare velocemente le valigie all’albergo che abbiamo scelto e dirigerci verso la nostra prima meta. Da quando siamo arrivati al Lago di Bolsena, infatti, Rocca Monaldeschi della Cervara sembra aspettarci in cima alla cittadina in tutta la sua magnificenza.
Avvicinandoci alla Rocca sembra di entrare in un’altra dimensione, di immergersi nel passato. Percorriamo finalmente il ponte che conduce all’ingresso di questa imponente fortezza edificata tra il XI e il XIV secolo e dominata a più riprese dalla famiglia Monaldeschi.
Ben in vista sulla torretta d’ingresso c’è lo stendardo giallo e rosso, stemma dei Monaldeschi.
All’interno della Rocca Monaldeschi visitiamo il Museo Territoriale del lago di Bolsena, che ospita una sezione archeologica e l’acquario. Notiamo che l’accesso agli altri piani della Rocca sono transennati, nulla da fare quindi per la “stanza del fantasma“, ovunque essa sia.
La leggenda che grava sulla Rocca Monaldeschi
Ricorderete che avevamo parlato della leggenda che accompagna la Rocca, delle apparizioni riferite dai visitatori e del ritrovamento di ossa umane, attribuite inizialmente al cardinale Tiberio Crispo. L’uomo scomparve nel nulla dopo l’accusa di aver fomentato delle ribellioni. Si scoprì in seguito che le ossa appartenevano invece ad un castellano accusato dello stesso reato.
Da qualche parte nella fortezza ci dovrebbe essere una stanza particolare, con le pareti affrescate, chiamata la sala del fantasma, nella quale i visitatori hanno provato brividi e l’impressione di essere osservati. Personalmente, all’interno della fortezza non abbiamo percepito particolari sensazioni, tranne una leggera inquietudine toccando il legno della sedia esposta nel museo.
Nonostante i reperti esposti siano molto interessanti, con una sezione dedicata alla ceramica medievale e rinascimentale, ciò che colpisce di più la nostra attenzione è l’esterno. Una volta saliti in cima, infatti, lo sguardo spazia senza limiti su tutto il borgo e sulle acque calme del lago di Bolsena, uno spettacolo senza paragoni.
Da quassù scorgiamo una bella immagine della vicina Chiesa di San Salvatore, che si trova praticamente a fianco della Rocca, divisa solo dalla strada comunale. La Chiesa, che inizialmente era prevista nel punto esatto in cui oggi sorge la Rocca Monaldeschi, nel progetto doveva avere una funzione di fortezza.
Questo è testimoniato dalle due moli che si trovano sui fianchi della struttura, che dovevano avere la funzione di torri.
Terminata la visita alla Rocca Monaldeschi, prima di addentrarci nel borgo medievale di Bolsena, con i suoi vicoletti e le sue botteghe artigiane, ci troviamo di fronte la bella Chiesa dedicata a San Francesco, eretta all’inizio del XIII secolo con una forma romanica. In seguito, quando la Chiesa fu dedicata a San Francesco, la forma mutò in un gotico molto elegante e ben conservato.
Entriamo nel borgo cittadino attraverso la porta di San Francesco (1574) e, di tanto in tanto, scorgiamo spaccati di vita quotidiana, intervallati da balconi con piante fiorite e viottoli lastricati. Immancabile, come in ogni viaggio, è notare e ascoltare un differente accento degli abitanti del luogo.
A spasso per Bolsena
Una volta arrivati all’estremità opposta di Bolsena, che coincide con la porta Fiorentina, ritorniamo indietro cercando la famosa Basilica di Santa Cristina, nota per essere il luogo dove è avvenuto il miracolo eucaristico del 1263 e luogo di sepoltura della santa e martire Cristina di Bolsena.
Eccola finalmente, in tutta la sua bellezza. La facciata della Basilica fu completata tra il 1492 e il 1494 su commissione di Papa Leone X. In una delle due cappelle che si trovano al suo interno è presente la Cappella nuova del Miracolo.
Ad un certo punto, quando la visita guidata inizia a farsi più interessante, la guida ci informa che a partire dal cancello in ferro battuto che ci separa dalla tomba della martire non è più possibile scattare fotografie.
La visita comprende un recinto monumentale con i resti dell’altare sul quale avvenne il miracolo eucaristico (1263). Durante la celebrazione della messa, nel momento della consacrazione dell’ostia, quest’ultima avrebbe sanguinato.
La tomba di Santa Cristina incute una sensazione di smarrimento, pensando a questa piccola martire che fu arrestata, flagellata e torturata per essersi rifiutata di abbandonare il suo credo cristiano. Molto impressionante è anche la macina sulla quale sono rimasti impressi le orme dei suoi piccoli piedi durante il tentativo del padre di annegarla.
Da qui in avanti incontriamo una bella balaustra in travertino che, attraverso una doppia scalinata, ci conduce nella parte inferiore della catacomba, dove scavi archeologici del 1880 hanno portato alla luce un reticolo di catacombe sviluppate in altezza. Scopriamo che le tombe più antiche sono quelle poste in alto, infatti nella parte più bassa delle gallerie ci sono ancora molte sepolture integre e sigillate con la malta.
Il luogo è molto suggestivo e il pathos si fa sentire, specialmente con una improvvisa corrente d’aria avvertita quando ci trovavamo in fondo al cunicolo centrale. Per rendere un’idea dell’ambiente e la pesantezza dell’aria pubblichiamo la foto scattata alla locandina che ci è stata fornita in biglietteria.
Quando riemergiamo all’aria aperta viene spontaneo fare un bel respiro di aria fresca e frizzante. È quasi sera, meglio dirigerci verso l’Hotel Loriana dove abbiamo praticamente abbandonato i bagagli. Si tratta di un hotel tre stelle che sorge ad un passo dalle rive del lago di Bolsena, dotato di un ampio parcheggio e di una bella piscina. La vicinanza alla maggior parte delle località che vogliamo visitare lo ha reso la base perfetta per il nostro soggiorno.
Le ombre iniziano ad allungarsi e siamo ormai pronti per un aperitivo e una bella passeggiata sulla spiaggia prima di cena.
Secondo giorno
Un’altra bella giornata di sole ci attende, e ci attendono anche due meravigliosi castelli. La prima tappa è il Castello Ruspoli, che si trova a Vignanello. Una volta arrivati in paese l’ingresso nel parcheggio del castello è piuttosto intuitivo. Ha appena smesso di piovere e un giovane dipendente controlla la nostra prenotazione e ci invita a proseguire a piedi in direzione del maniero fino al cancello.
Una volta all’ingresso, una simpatica guida ci intrattiene con la storia e le vicissitudini del castello. Il percorso inizia al piano terra, dove si trova una sala con l’albero genealogico della famiglia e il pozzo, sala che ci introduce nella Cappella di Santa Giacinta Marescotti, Santa della famiglia e Patrona del paese.
Anche al Castello Ruspoli la possibilità di scattare fotografie si ferma ai giardini e al piano terra, mentre al Piano Nobile è vietato. La guida, benché molto preparata e disponibile, non ha fatto nessun accenno alla presenza di strane presenze a castello, nemmeno di fronte al dipinto che rappresenta Francesco Maria Ruspoli con il suo amato cagnolino bolognese, che secondo la leggenda uscirebbe addirittura dal dipinto.
Camminare per le sale del castello è stato abbastanza affascinante, nonostante non sia stato percepito nessun brivido particolare. Molto suggestiva è la Sala del camino, dove Ortensia Farnese, nipote del Papa, ammazzò il marito Ercole (primo Marescotti) con l’attizzatoio del camino. Dopo il gesto, eliminò dallo stemma posto sopra al camino lo stemma dei Marescotti, infatti oggi è visibile solo quello dei Farnese.
Sembra che la donna fosse incline ad eliminare chi non le andava a genio, la stessa sorte infatti la subirono anche gli altri due suoi mariti e due dei suoi figli.
Terminata la visita ai giardini di Castello Ruspoli, ci dirigiamo verso Soriano nel Cimino, dove ci attende Castello Orsini. Arrivati in paese, passiamo attraverso la grande Porta Romana all’interno del borgo e ci incamminiamo verso il maniero.
Ecco un’altra esperienza emozionante e suggestiva, entrare in quella che è una struttura affascinante e misteriosa che non rientra in un solo standard architettonico. Il Castello Orsini, infatti, è un miscuglio di asimmetrie, stili e ambienti che ne fanno un luogo unico e raro.
Aspettavamo da tempo, davvero, di esserci in prima persona e, mentre saliamo la rampa che porta all’ingresso, sentiamo un brivido speciale, siamo pronti per immergerci nella storia di questo complesso fortificato.
La visita si svolge in autonomia, quindi liberi di fotografare e intrattenersi negli ambienti per il tempo voluto. La cosa che ci balza subito all’occhio è che il maniero è interessato da una cospicua opera di ristrutturazione interna, infatti l’ingresso a molte sale è transennato.
Il Castello Orsini è stato edificato in un susseguirsi di opere durate tre secoli (1278-1578), a partire dalle opere del cardinale Giangaetano Orsini, che trasformò l’antica torre medievale in una Torre-Palazzo fortificata da un muro di cinta, l’intervento ad opera del cardinale Roberto da Ginevra con il quale il castello assume la forma trapezoidale, per finire con la creazione del portico rinascimentale nel cortile del piano nobile (1561 circa).
Anche per quanto riguarda le funzioni del castello, queste sono cambiate durante la storia, passando da prigione a Casa di Pena per minorati fisici e psichici, poi di nuovo prigione ed infine Casa di Lavoro per sottoposti a misura di sicurezza detentiva.
Siamo finalmente nelle celle del castello, forse è proprio qui che fu rinchiuso lo sfortunato Marcello prima di essere ucciso con 27 pugnalate? Anche la sua presunta amante, donna Violante si dice sia rimasta intrappolata tra queste mura, dopo essere stata strangolata.
All’interno delle celle si respira una sensazione di oppressione, un pezzo di legno appoggiato a una struttura di ferro è l’unico arredo presente all’interno. Non c’è un lavandino, niente acqua, niente luce naturale.
Meglio salire e dare un’occhiata al panorama dall’alto della torre. Ma prima dobbiamo salire.. chi ha contato i gradini per arrivare in cima? Infiniti, stretti e alti. Finalmente si vede la fine di questa spirale in salita e ci affacciamo sul tetto della torre. Il panorama è davvero mozzafiato, peccato che il cielo si sia velato.
Durante il tragitto di ritorno sul Lago di Bolsena, un cartello: Celleno borgo fantasma! Non possiamo resistere alla tentazione di anticipare la visita, prevista per domani, a questo luogo magico e surreale…. continua la lettura