Eccoci di nuovo svegli, pronti a ripartire per un’altra tappa del nostro viaggio alla scoperta dei Templari. Quest’oggi abbiamo in programma delle chicche imperdibili e, mentre consultiamo gli orari di ingresso alle varie strutture, ci gustiamo una splendida colazione in hotel.
Quarto giorno: I Templari


Non c’è molto altro da aggiungere dopo aver visto le immagini qui sopra, vero? Templari, finalmente riusciamo ad entrare in contatto con un luogo che è stato molto vicino all’Ordine e ha nella sua storia molti particolari da raccontare. Si tratta di Viterbo, nel cuore della Tuscia, che ospita il Museo dei Cavalieri Templari e un percorso sotterraneo della città.
Museo dei Templari
Siamo stati fortunati trovando una guida molto loquace, che non si è risparmiata sulla narrazione della storia di Viterbo ma anche propensa a lasciarsi andare a diversi racconti popolari, leggende e aneddoti. La visita inizia con l’ingresso nel Museo dedicato ai Templari, si tratta di una grande sala dove sono esposti, in particolari teche di vetro, monili, vesti e attrezzi dell’epoca. Alcuni di questi oggetti sono originali, mentre altri sono stati riprodotti fedelmente.


Il percorso museale porta il visitatore, attraverso una ricostruzione storica perfetta, in un viaggio di circa duecento anni: dalla nascita dell’Ordine, alle imprese e battaglie in Terrasanta fino alla soppressione per volere di Filippo il Bello Re di Francia, sostenuto da Clemente V.



In primo piano la Torre del Tempio di Parigi, che fu banca dei Templari, ma successivamente si trasformò nella loro prigione. Qui è esposto un plastico, perché la Torre fu distrutta da Napoleone III. Un’altra teca contiene gli indumenti indossati dai Cavalieri, una maglia di ferro, l’elmo a punta e la spada lunga circa 1 metro.



Nelle altre teche si possono vedere sigilli templari, armi, vettovaglie, monete e ancora tanto materiale risalente all’epoca. All’ingresso c’è una bella ricostruzione, nei minimi dettagli, del Falcone del Tempio, una grande nave per il trasporto delle merci.
Terminata la visita al Museo dei Templari, la guida accende una torcia e tramite un passaggio posto nella parte posteriore della sala ci introduce alle scale che scendono nel cuore della Viterbo sotterranea. Si tratta di una lunga serie di gallerie e cunicoli risalenti al VII secolo a.C. e scavati dagli Etruschi.

Si pensa che i primi scavi avessero la funzione di drenaggio per il terreno e per la raccolta dell’acqua piovana. Nei secoli successivi, ulteriori scavi nella roccia (tufo) portarono alla creazione di una vera rete urbana sotterranea.
Durante i periodi di epidemie, questi cunicoli venivano utilizzati per nascondere i tesori di famiglia, che venivano poi recuperati dai sopravvissuti. Si pensa che questi spazi siano stati utilizzati anche come luogo di culto, a partire dagli Etruschi e dai Romani, ma non si esclude la frequentazione anche da parte dei Templari.
In fondo ad una stanza, sulla parete si può vedere un’incisione a forma di croce.


Anticamente le gallerie rappresentavano una via di fuga in caso di assedio alla città e, in epoca più moderna, furono utilizzate come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Abbiamo scattato molte fotografie, se solo qualcuna in più fosse venuta a fuoco…
Soffrendo di claustrofobia, pensavo di non trovare la forza di scendere nei sotterranei, una volta sul posto però la guida stessa è stata capace di infondere una certa sicurezza e gli ambienti abbastanza ampi hanno fatto il resto.
Rincorriamo la guida, che nel frattempo è uscita all’aria aperta e sta continuando a raccontare aneddoti interessantissimi sulla città di Viterbo e sui Templari.



In primo piano la bella Chiesa di San Silvestro con la Fontana e il particolare di un vicolo. Passeggiando per Viterbo si incontrano moltissimi squarci di architettura medievale, soprattutto nel centro storico del borgo.





Terminiamo la nostra visita di Viterbo con il Palazzo degli Alessandri e la Chiesa di San Pellegrino.
La nostra giornata prosegue in Umbria con un’altra meta di prim’ordine: Orvieto. Ci sono tutti i presupposti perché anche questa sia una giornata movimentata, abbiamo già fatto molta strada a piedi e ciò che ci aspetta è ancora più impegnativo. Ma la ricompensa è tutta lì, a portata di obiettivo.

Lasciata l’auto ci incamminiamo a piedi verso il centro storico, dritti verso il Duomo. Prima di arrivare al Duomo, però, ci colpisce la semplicità della Chiesa di San Francesco, in contrapposizione con ciò che vedremo di lì a breve, appesa svoltato l’angolo. Eccolo, il famoso Duomo in tutta la sua maestosità e bellezza.



Davanti a questa opera d’arte si rimane veramente senza parole. Ogni millimetro di questa struttura ha una lavorazione quanto mai complessa e perfetta, un esempio è dato dal Rosone dell’Orcagna e dai mosaici. All’interno, poi, si resta a bocca aperta per più d’un motivo.



Imponenti colonne sembrano sorreggere le gigantesche navate con una leggerezza inspiegabile. Ovunque si guardi c’è arte, bellezza e bravura. Opere di altri tempi, molto lontane dalla concezione di arte dei nostri tempi.
Usciamo dal Duomo di Orvieto con lo sguardo ancora rivolto all’insù e diamo un ultimo sguardo alla sua sagoma stagliata contro il cielo azzurro.

Siamo abbastanza stanchi? Macché, c’è ancora energia per fare un passaggio veloce al Pozzo di San Patrizio. Perché veloce? Perché in coda alla biglietteria, dopo aver letto l’avviso che sconsiglia la visita a determinate categorie di persone, la claustrofobia ha vinto sulle buone intenzioni e mi ha impedito di scendere quella serie di gradini concentrici che portano fino sul fondo del pozzo. Peccato!

In compenso ci soffermiamo al vicino Tempio del Belvedere. Si tratta dei resti di un antico tempio etrusco, scoperti nel 1828 durante la costruzione della vicina strada. La costruzione del Tempio è stata datata ad inizio del V secolo a.C. e fu probabilmente dedicato a Tinia, la più importante divinità etrusca.




La fortezza di Albornoz, che oggi ospita i giardini pubblici di Orvieto, risale al 1364 quando era caratterizzata da una cinta muraria a quadrilatero con il fossato e i ponti levatoi.
Oggi resta in ottimo stato la torre che ingloba l’antica Porta Rocca (o Soliana), attraverso la quale si può giungere al borgo con una ripida salita.




La funzione difensiva della fortezza nel tempo mutò e nel 1841 la costruzione di un anfiteatro e gradinate la trasformò in un luogo aperto al pubblico dove assistere ad eventi e manifestazioni.
É ormai pomeriggio inoltrato, decidiamo di fare ritorno sulle rive del lago.
Quinto giorno
Oggi c’è un bel sole, ne approfittiamo per fare una passeggiata per il borgo di Bolsena, dove scopriamo è giorno di mercato. Dopo un’altra tappa al ristorante cinese, trascorriamo parte del pomeriggio a bordo piscina. Solo più tardi ci rendiamo conto dalle nostre carte di aver saltato una visita importantissima: La necropoli di Volsinii, che tra l’altro si trova vicinissima.




L’antica città etrusca di Volsinii è stata un rinomato centro religioso e politico, distrutto dai Romani nel 264 a.C. In seguito, fu costruito un nuovo nucleo abitativo, che oggi è la città di Bolsena.




Dagli scavi sono emersi alla luce il Foro, alcuni edifici pubblici e la Basilica. La meraviglia di questi ambienti, nei quali sono ancora visibili tracce di pavimenti e decorazioni sulle pareti, è unica. Si cammina tra pezzi di storia, pensando che sotto alle suole si cela probabilmente ancora molto altro materiale da riportare alla luce del sole.





Girando per la necropoli abbiamo la prova che ciò che avevamo detto quasi per caso al nostro arrivo, ovvero “sembra che la Rocca ci segua ovunque“, non sia solo un’impressione. Eccola, infatti! Come una vedetta non ci perde un attimo di vista.

Dopo cena decidiamo di salutare questo luogo magico con un giro sul porticciolo. E in lontananza, in posizione sopraelevata sul borgo, di nuovo lei, Rocca Monaldeschi, illuminata e ancora più suggestiva nel buio.
